ROMA – Legalizzare la vendita diretta a domicilio e la vendita sfusa dei farmaci, nell’ottica di trattamenti più efficaci e meno gravosi per il Sistema sanitario nazionale. La richiesta, contenuta in un’interrogazione indirizzata al ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali Maurizio Sacconi, è stata avanzata da Donatella Poretti e Marco Perduca del Pd nella seduta di Palazzo Madama dell’11 giugno.
I parlamentari ricordano che in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, contrariamente all’Italia, le compagnie farmaceutiche possono vendere medicinali direttamente ai pazienti tramite consegna a domicilio. Si tratta di una pratica utilizzata in particolare per pazienti affetti da malattie croniche come Hiv, artrite reumatoide, emofilia e sclerosi multipla, che richiedono la somministrazione continuata e regolare di medicinali su ricetta. I dati di un’indagine del quotidiano "The Times" del 28 agosto 2007 – si legge nell’interrogazione – mostrano come la vendita diretta a domicilio permetta ai pazienti, alle compagnie farmaceutiche e al sistema sanitario britannico di risparmiare centinaia di milioni di euro ogni anno. Questo sistema – spiegano i parlamentari – elimina i costi della grande e piccola distribuzione, oltre a facilitare ed incoraggiare il trattamento a domicilio di pazienti che altrimenti richiedono una frequente ospedalizzazione. (dp)
Di seguito il testo dell’atto:
PORETTI, PERDUCA – Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali – Premesso che:
in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, contrariamente all’Italia, le compagnie farmaceutiche possono vendere medicinali direttamente ai pazienti tramite consegna a domicilio. Questa pratica è utilizzata in gran parte per pazienti affetti da malattie croniche come Hiv, artrite reumatoide, emofilia e sclerosi multipla, che richiedono la somministrazione continuata e regolare di medicinali su ricetta;
secondo un’indagine del quotidiano "The Times" del 28 agosto 2007, la vendita diretta a domicilio permette ai pazienti, alle compagnie farmaceutiche e al sistema sanitario britannico di risparmiare centinaia di milioni di euro ogni anno. Tale pratica, infatti, elimina i costi della grande e piccola distribuzione, oltre a facilitare ed incoraggiare il trattamento a domicilio di pazienti che altrimenti richiedono una frequente ospedalizzazione;
sempre secondo "The Times", grazie alla vendita diretta a domicilio di farmaci, il costo del trattamento dell’Hiv può diminuire fino a 2.000 euro l’anno per ogni paziente curato nella propria dimora;
la vendita diretta a domicilio facilita la consegna di prodotti farmaceutici biologici di nuova generazione – estratti da materiale biologico vivente, come vaccini, anticorpi, interleukin – che richiedono refrigerazione e consegna rapida. Il passaggio della grande alla piccola distribuzione, oltre ad aumentare i costi di tali prodotti (e quindi i costi per il Sistema sanitario), ostacola la rapida consegna di tali medicinali;
considerato che:
una sperimentazione avviata in Galizia (Spagna) che ha visto la somministrazione di dosi individuali di antibiotici, con il medico che prescrive e il farmacista che consegna la dose idonea al paziente e non la confezione intera, ha prodotto un risparmio del 35 per cento della spesa per questo tipo di medicinali. Tale modalità di vendita è già consentita in molti Paesi, tra cui gli Stati Uniti. In Italia tale modalità di somministrazione dei soli antibiotici consentirebbe di risparmiare circa 400 milioni di euro;
solo nel 2005 l’assistenza farmaceutica a carico del Sistema sanitario nazionale e dei pazienti, erogata tramite farmacie aperte al pubblico, escludendo gli acquisti diretti da parte delle aziende sanitarie, ha registrato uno sfondamento lordo della spesa prevista di 380 milioni di euro,