(g.str.) Tra i grandi Paesi europei, è l’ Italia a registrare il maggiore aumento dell’ export negli ultimi anni; eppure, questo settore – il farmaceutico – non è un tassello del più classico «made in Italy». E non è neanche un comparto italianissimo, vista la presenza di molti gruppi a capitale straniero nel nostro Paese (il 55%-60% delle esportazioni italiane arrivano dalle aziende a controllo estero). Resta però il fatto che dal 2009 al 2011 l’ export farmaceutico italiano cresce del 24,2%, contro il +8,9% della Spagna, il +6,5% del Regno Unito, il +4,5% della Germania e il -3,6% della Francia. E la domanda interna? Secondo Farmindustria il 2011 dovrebbe chiudersi con un +2-2,5% complessivo (+1% il valore della produzione). La spesa farmaceutica pubblica dovrebbe scendere del 2%. La situazione «a due velocità» è confermata dall’ andamento degli ordinativi: nei primi dieci mesi gli ordini interni sono scesi dello 0,3%, quelli esteri sono saliti del 14%. Tanto che dal 2000 al 2010 la crescita dell’ export ha determinato più del 95% dell’ aumento del valore della produzione. Segno meno, invece, sul fronte occupazionale: per il 2011 si parla di 700-1000 posti in meno (-1%), che si aggiungono agli 8 mila persi tra il 2006 e il 2010. Senza «doppie velocità» geografiche, perché i «tagli» tengono banco anche in diversi gruppi farmaceutici all’estero.
Stringa Giovanni
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(28 dicembre 2011) – Corriere della Sera
Vedasi dati ISTAT pubblicati su questo sito: http://www.informatori.aiisf.it/HDefault.aspx?Newsid=5536