Roma, 4 dic. (Adnkronos Salute) – L’industria del farmaco "attraversa una fase estremamente critica, destinata a prolungarsi nei prossimi anni. Gli investimenti nel Paese sono a forte rischio, come anche i livelli occupazionali: da qui a marzo la stima è di perdere fino a duemila posti di lavoro su 65.000". E se "fino a poco tempo fa il taglio riguardava gli informatori, oggi il problema tocca anche gli addetti alla ricerca e alla produzione". Il quadro a tinte fosche arriva dal presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, che oggi a Roma ha parlato del valore del marchio e dell’innovazione, evidenziando i nodi di un mercato farmaceutico che "per la prima volta in 10 anni è in contrazione. E questo sia per quanto riguarda la voce ‘ospedale’ che per la ‘farmacia’".Nei prossimi anni la spesa continuerà a ridursi, anche per effetto delle manovre di contenimento: "Tra il 2006 e il 2011 il settore ha fatto i conti con 9 provvedimenti, nel solo 2012 ne sono arrivati altri quattro", ricorda Scaccabarozzi. E nel frattempo il baricentro della crescita, insieme agli investimenti, si sposta sempre più verso i Paesi emergenti. "Il futuro della farmaceutica in Italia è a forte rischio". Nella Penisola 165 fabbriche producono un quantitativo di medicinali per il 61% destinato all’esportazione. "In pratica la produzione oggi sta in piedi per l’export", dicono da Farmindustria. E un’ulteriore contrazione del mercato rischia di rivelarsi indigesta per il ‘made in Italy’. "Dal 2006 abbiamo contato 10 mila addetti in meno, e nei prossimi anni rischiamo un calo analogo", spiegano i vertici di Farmindustria. Nel 2012 la produzione industriale ha segnato un calo del 2,7% (a gennaio-settembre). "E la contrazione della produttività mette a rischio gli investimenti nel Paese – nota il vicepresidente degli industriali del farmaco, Emilio Stefanelli – Dal 2008 al 2011 gli studi clinici in Italia si sono ridotti del 23%: le risorse – conclude – arrivano dove si arruola prima".
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