articolo pubblicato il: 23/05/2015 – adnkronos
Bilancio positivo per le nuove assunzioni nel settore farmaceutico, a un anno dalla ‘promessa’ fatta al premier Matteo Renzi (nella foto sotto con Lucia Aleotti) dal presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, relativa a un miliardo di euro di investimenti e alla creazione di 2.000 nuovi posti di lavoro. Era il 20 maggio 2014, e il presidente del Consiglio strinse una sorta di ‘patto’ con Scaccabarozzi, che oggi dice all’Adnkronos Salute: “Siamo riusciti a raddoppiare la cifra promessa, raggiungendo quota 4.000 nuove assunzioni, di cui 1.800 fra gli under 30”.
Nel dettaglio, attualmente il 53,5% dei dipendenti delle aziende del farmaco in Italia risulta laureato (il 50% con laurea specialistica e il 3% laurea triennale), contro il 21% del totale industria. E’ diplomato il 36% (contro il 42% della media). I contratti a tempo indeterminato sono preminenti (95%, leggermente al di sotto della media dell’industria al 96,2%). Da notare la presenza femminile nel pharma: fra i dirigenti il 27% è donna (contro il 13,4% del totale industria), come anche il 40% dei quadri (vs 23%), il 53% degli impiegati, il 22% degli intermedi e il 30% degli operai (18,6% la media dell’industria italiana).
Fra i nuovi assunti, “molti sono a livello produttivo – spiega Scaccabarozzi – alcuni nella ricerca scientifica. Poi, sono sempre più necessarie nuove figure professionali nel management, dalle External Relations al Patient Advocacy, essendo sempre più importanti per noi le esigenze dei pazienti”.
“C’eravamo assunti questo impegno con il premier – ricorda Scaccabarozzi – e avevamo detto che, se ci fossero state le condizioni, avremmo fatto la nostra parte. Le condizioni ci sono state, perché ci era stata data stabilità e con il Patto per la salute si erano trovati finanziamenti per il servizio sanitario nazionale, che hanno ridato entusiasmo al settore. Abbiamo raddoppiato la promessa e questo significa che sono arrivati investimenti in Italia, che hanno portato a incrementare il livello di produzione e di ricerca. Ma ora sono preoccupato”, per le voci di tagli alla farmaceutica, su cui però il confronto “riprenderà dopo le elezioni amministrative di fine maggio”.
“La produzione farmaceutica – continua il presidente di Farmindustria – ha dato un contributo molto forte alla crescita del Paese, con due quarter di crescita consecutivi: a dicembre +0,2 e a marzo +0,3. I dati Istat indicano che i settori trainanti sono stati quello dell’automobile e quello del pharma, con una produzione aumentata del 22% anno su anno e livelli export che non ha più nessuno, se non noi. E su cui ci si aspettava un plafonamento della crescita, che non è avvenuto”.
Ma nonostante tutto Scaccabarozzi si dice “molto preoccupato” per la questione ancora non risolta dei tagli alla sanità: “E’ stato rimandato tutto a dopo le elezioni regionali – evidenzia – ma vorrei non si dimenticasse quello che è successo negli anni precedenti, quando i posti di lavoro non sono certo aumentati, bensì sono stati persi. Oggi si sta ripresentando quella situazione, a causa della continua, assurda richiesta da parte delle Regioni di tagliare la farmaceutica, con 350 milioni di euro che ricadrebbero sulle spalle dell’industria, già penalizzata da livelli di ripiano di spesa incostituzionali”.
Il numero uno di Farmindustria ricorda infine che “noi avevamo creduto e investito nella ripresa dell’Italia ancora prima del Job Act, dando grande fiducia a questo Paese e alla volontà del Governo di farlo ripartire. Ci crediamo ancora, speriamo che se ne renda conto e punti su un settore che fino a oggi ha risposto ed è strategico. Senza regalarci niente, ma semplicemente non tagliando”, conclude.
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N.d.R.: Durante la crisi (2007-2012) il PIL è sceso del 7%. Nello stesso periodo le imprese del farmaco hanno aumentato la loro produttività del 3% annuo, l’incremento più alto tra tutti i settori dell’economia (centro studi Farmindustria). In questo stesso periodo hanno licenziato 13.400 lavoratori, nel 90% dei casi ISF.
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Farmindustria, no a negoziazione prezzi Regioni
“Le notizie che si rincorrono in questi giorni sulla possibile gestione della negoziazione del prezzo di un medicinale innovativo da parte di una Regione preoccupano molto. Si amplierebbe così il processo di frazionamento della politica farmaceutica che già a livello regionale produce spesso 21 sistemi sanitari diversi”. Lo afferma Farmindustria, in riferimento all’annuncio della Toscana che ha approvato una delibera in cui si prevede di garantire a tutti i pazienti il ‘superfarmaco’ anti-epatite C puntando a una rinegoziazione del prezzo