Un errore giudiziario. Un medico e un informatore scientifico erano accusati di prescrivere false ricette mediche in cambio di soldi e prestazioni sessuali. I due professionisti sardi erano finiti due anni fa nelle maglie dell’indagine condotta dalla Dda della Capitale. [a destra il Palazzo di Giustizia a Roma]
Erano finiti nelle maglie di una maxi inchiesta della Procura di Roma su un vorticoso giro di false ricette mediche, che sarebbero state prescritte, in cambio di soldi e prestazioni sessuali, al solo scopo di aumentare le vendite di un medicinale sponsorizzato da un’azienda farmaceutica laziale.
PROSCIOLTI. Nei giorni scorsi però il Gip del Tribunale capitolino ha prosciolto uno dei due professionisti cagliaritani coinvolti, Walter Boi, 51 anni, informatore scientifico, con una motivazione che non lascia spazio ai dubbi: dalle indagini difensive è emersa la prova certa della sua totale estraneità ai fatti. L’altro – Marco Carta, 52, stimato ginecologo dell’ospedale Santissima Trinità – era invece uscito di scena ancora prima, visto che per lui era stato lo stesso procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo a chiedere l’archiviazione delle accuse, ratificata lo scorso anno dal Gip.
PROVA DECISIVA. Una prova di fronte alla quale il Gip di Roma aveva rimesso in libertà Boi dopo due mesi agli arresti domiciliari, respingendo contestualmente la richiesta di sospensione dalla professione che i pm romani avevano sollecitato per Carta. E che ha poi portato all’archiviazione delle accuse per il ginecologo e, tre giorni fa, nell’udienza in cui sono stati rinviati a giudizio molti degli altri 90 indagati, alla sentenza di non luogo a procedere per il rappresentante di medicinali: vittime entrambi – ora è ufficiale – di un clamoroso errore giudiziario.
MASSIMO LEDDA – Venerdì 11 febbraio 2011 –