AGI – Giampiero, 44 anni, direttore del marketing in un’azienda farmaceutica a Milano, due giorni fa è stato convocato negli spazi della Fiera con un sms dalla Regione Lombardia per essere vaccinato. Ha cercato in tutti i modi di lasciare la sua dose a un anziano, facendo proprio lo spirito delle indicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi che, nei giorni scorsi, aveva invitato le Regioni a dare la priorità ad anziani e fragili, ma gli è stato spiegato che non è possibile.
“Se lei non va, non è possibile chiamare qualcuno più bisognoso” “Ho chiamato il numero verde della Regione – racconta all’AGI – e ho spiegato che mi sembrava di rubare il posto a qualcuno che aveva più bisogno di me, chiedendo se fosse possibile lasciare la dose a un’altra persona. L’operatore, dopo essersi consultato con un collega, mi ha riferito che ‘non si può fare niente perché se è partito l’sms ormai è a sistema, lei ne ha diritto perché fa parte di una specifica categoria, non si preoccupi’.
Ho insistito domandando chi avrei dovuto avvertire se non fossi andato in modo che dal centro vaccinale avrebbero potuto chiamare qualcuno più bisognoso. La risposta mi ha lasciato allibito: ‘Non c’è la possibilità di avvertire nessuno. Se lei decide di non andare non si presenta’. Possibile che non si possa avvertire e non si possa ripianificare per qualcun altro, rischiando che la dose vada persa?”. “Non so perché sono stato convocato”
A Giampiero non è chiaro per quale motivo sia stato chiamato: “A febbraio io e i miei colleghi avevamo compilato un modulo a un link per aderire alle vaccinazioni comparso sul sito della Federazione degli informatori scientifici. Non ci avevo più pensato finché non mi è arrivata la convocazione, che però non so quanto sia collegata a quel link. In ogni caso, a febbraio la situazione era diversa, si pensava che le vaccinazioni sarebbero progredite più velocemente.
Ma, visti i ritardi per le persone fragili, ora non ha davvero senso privilegiare persone come me agli anziani. Sì, come informatore scientifico posso entrare a contatto con personale ospedaliero, ma questo non basta a farmi sentire più meritevole di essere vaccinato rispetto a chi ne ha ben più diritto”. Giampiero alla fine andrà a farsi vaccinare “a malincuore e col senso di colpa perché in ogni caso non ci andrebbe qualcuno con più bisogno e la dose potrebbe andare persa”. AGI Metronews – 31 marzo 2021
N.d.R.: Questo soggetto non è un ISF. Un Direttore Marketing non ha nulla a che fare con gli ISF. Non solo ha tolto una vaccinazione ad un soggetto fragile, ma ha compiuto un reato penale compilando un modulo di prenotazione riservato agli ISF, dichiarandosi e autocertificandosi come ISF pur non essendolo. Un furbetto che andrebbe perseguito.
Fuorviante infine l’articolo che fa intendere che gli ISF sono privilegiati e che sottraggono il vaccino ai soggetti fragili. L’ignoranza dell’articolista andrebbe colmata, ma quello che è più grave è l’ignoranza di un direttore Marketing.
L’ISF non è un privilegiato. Come dice AIFA, l’ISF è “l’unico esclusivamente legittimato a fornire al medico l’informazione sui medicinali”. Una professione quella dell’ISF che deve svolgersi per forza di cose in Ospedali, Ambulatori e Strutture Sanitarie in genere. Innegabilmente e obiettivamente ambienti a rischio di contagio. Ciò è stato riconosciuto dal recente aggiornamento del 10 marzo del piano vaccinale, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 72 del 24 marzo u.s., là dove specifica che vanno ricompresi nella fase 1 “tutti i soggetti che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitari”. La Lombardia l’ha riconosciuto inserendoli nella fase 1 bis del piano vaccinale regionale.