FADOI | Convegno con i massimi esperti della ricerca clinica
BUROCRAZIA, CARENZA DI RISORSE E DI PERSONALE. IN 10 ANNI ABBATTONO DEL 51% DELLE SPERIMENTAZIONI CLINICHE NO PROFIT PRE-COVID IN ITALIA
“La ricerca deve essere al centro della crescita in Italia”, firmato Mario Draghi. Ma stritolata dalla burocrazia, a corto di finanziamenti e personale, alle prese con norme sulla privacy che rendono quasi impossibile la gestione dei dati, in affannoso recupero dei ritardi accumulati per l’implementazione del Regolamento europeo del 2014 sugli studi clinici, l’Italia rischia di perdere il treno dell’innovazione in campo biomedico. Che solo nel settore farmaceutico a livello globale vale mille miliardi di dollari, che le grandi multinazionali hanno programmato di investire da qui al 2025. Un piatto del quale, in queste condizioni, all’Italia rischiano di spettare solo le briciole.
A fare il punto sulle sperimentazioni cliniche sono gli esperti riuniti nel convegno sulla ‘Ricerca clinica in Italia’, organizzato a Roma, presso la sede dell’ISS, da FADOI, la Società scientifica dei medici internisti ospedalieri, che hanno preso in carico il 70% dei pazienti Covid durante la pandemia.
Proprio i due anni e mezzo di Covid ci hanno insegnato quanto sia importante far convergere sulla ricerca clinica gli sforzi tanto del pubblico che del privato.
Ma in Italia i trial clinici no profit in dieci anni, dal 2009 al 2019, sono diminuiti del 51%.
Italia fanalino di coda in Europa per trials clinici
“A uscirne più penalizzata è poi proprio la ricerca indipendente no profit, che se nel 2018 si attestava al 27,3% del totale delle sperimentazioni condotte in Italia, l’anno successivo ha avuto una contrazione al 23,2%. Una ricerca nella quale tra l’altro il 90% degli investimenti che ne consentono lo svolgimento è sostenuto da privati”, afferma Gualberto Gussoni, direttore scientifico di FADOI.
Poco male si dirà, ma questa proporzione suscita qualche riflessione tenuto conto che gli studi indipendenti rispondono a esigenze meno stringenti rispetto a quelle di mercato e possono portare a scoperte in ambiti che solitamente suscitano minore interesse negli investitori privati.
“Un vantaggio da un punto di vista assistenziale, ma anche economico – spiega Francesco Dentali, Vice Presidente FADOI – perché come ricordato dagli esperti, ogni euro versato all’ospedale o all’istituzione scientifica per la sperimentazione clinica dai promotori profit genera un utile netto per l’ospedale di 0,5 euro e un risparmio per il SSN di circa 2,5 euro grazie alla fornitura gratuita di farmaci, Per non parlare del fatto che ogni anno in Italia circa 40mila pazienti affetti da patologie gravi, come tumori, malattie ematologiche e cardiovascolari, partecipando ai trials possono beneficiare con anticipo anche di anni dei trattamenti innovativi, con maggiori possibilità di guarigione e di miglioramento della qualità di vita”.
ALCUNI punti critici che imbrigliano la ricerca
Tutti vantaggi che rischiamo di lasciarci sfuggire di mano e di non cogliere nonostante tutte le competenze che il nostro sistema della ricerca è in grado di esprimere, se non sapremo rimuovere gli ostacoli che frenano la ricerca. ostacoli e criticità che saranno al centro di un manifesto per il rilancio delle sperimentazioni cliniche nel Paese, che la stessa FADOI presenterà a breve all’Iss e alle altre istituzioni interessate alla ricerca clinica.
C’è poi il problema della cronica carenza di personale medico e infermieristico, che oberato da compiti assistenziali non trova tempo per dedicarsi anche ai trial clinici. Per non parlare delle figure professionali dedicate alla ricerca ancora senza un inquadramento professionale ed economico definito, “tanto che alcuni sono inquadrati come personale di segreteria” rimarca sempre il responsabile ricerca di FADOI.
A stritolare non poco la ricerca c’è poi la burocrazia. In Italia a regolamentarla negli ultimi otto anni si sono affastellati una ventina di provvedimenti normativi, solo per citare quelli principali. In Spagna un solo decreto di 42 pagine ha regolato l’intero settore.
“Il rapporto pubblico privato stenta poi a decollare per una resistenza di carattere ideologico a condurre ricerca in partnership e per via di una farraginosità normativa che rende molto faticoso scambiare ricercatori e personale, come avviene invece nei paesi anglosassoni” spiega Andrea Fontanella, past president FADOI.
Ad appesantire il tutto intervengono inoltre le norme sulla privacy che trasformano in una impresa la gestione dei dati clinici. “Basti pensare che per gli studi osservazionali retrospettivi, nei quali i dati delle cartelle cliniche vengono aggregati in modo anonimo e quindi non riconoscibile, il Garante della privacy chiede di norma l’autorizzazione specifica di ciascun paziente. Magari per dati vecchi di anni”, spiega ancora Fontanella.
Rischia POI di diventare un’occasione persa il regolamento UE sui trial clinici approvato nel 2014 per armonizzare valutazioni e autorizzazioni delle sperimentazioni, ma al quale dopo 8 anni l’Italia non si è ancora adeguata. Restano così ancora troppi nodi irrisolti: dalla definizione dei requisiti dei centri autorizzati alla sperimentazione, alle modalità per tutelare l’indipendenza degli studi e garantire l’assenza di conflitti di interesse, fino alla cruciale riduzione dei comitati etici, dai circa 90 attuali a un massimo di 40. E anche questo rischia di far aumentare il divario tra l’Italia e gli altri Paesi europei che al nuovo Regolamento si stanno adeguando ponendosi così in posizione privilegiata in termini di finanziamenti, visto che dal 31 gennaio del 2022 tutte le nuove sperimentazioni devono adeguarsi agli standard previsti dall’Ue.
Le proposte FADOI
Nota: FADOI è la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti che nasce nel 1995 con l’intento di promuovere lo sviluppo delle conoscenze medico-scientifiche e della ricerca clinica nell’ambito della Medicina Interna.
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