Pubblichiamo il discorso rivolto ieri da Benedetto XVI ai partecipanti al 25° Congresso internazionale dei Farmacisti cattolici. La traduzione, dall’originale francese è redazionale. Signor presidente, cari amici, sono lieto di accogliervi, voi membri del Congresso internazionale dei Farmacisti cattolici, in occasione del vostro venticinquesimo Congresso, che ha per tema: «Le nuove frontiere dell’intervento farmaceutico». Lo sviluppo attuale dell’arsenale medicamentoso e delle possibilità terapeutiche che ne derivano rende necessario che i farmacisti riflettano sulle funzioni sempre più ampie che sono chiamati a svolgere, in particolare in quanto intermediari tra medico e paziente; essi hanno un ruolo educativo nei confronti dei pazienti per un giusto utilizzo dei medicinali e soprattutto per far conoscere le implicazioni etiche dell’utilizzo di alcuni di essi. In tale ambito non è possibile anestetizzare le coscienze, ad esempio sugli effetti di molecole aventi lo scopo di evitare che un embrione si annidi o di abbreviare la vita di una persona. Il farmacista deve invitare ognuno a uno scatto di umanità, affinchè ogni essere sia protetto dal concepimento fino alla morte naturale e i medicinali svolgano veramente il loro ruolo terapeutico. D’altra parte, nessuna persona può essere utilizzata, sconsideratamente, come un oggetto, per realizzare esperimenti terapeutici; questi devono svolgersi secondo protocolli che rispettino le norme etiche fondamentali. Ogni atto di cura o di sperimentazione deve guardare a un eventuale miglioramento delle condizioni della persona, e non solo alla ricerca di progressi scientifici. Il perseguimento di un bene per l’umanità non può avvenire a scapito del bene delle persone curate. In ambito morale, la vostra Federazione è invitata ad affrontare la questione dell’obiezione di coscienza, che è un diritto che deve essere riconosciuto alla vostra professione, consentendovi di non collaborare, direttamente o indirettamente, alla fornitura di prodotti aventi per scopo scelte chiaramente immorali, quali ad esempio l’aborto e l’eutanasia. inoltre opportuno che le diverse strutture farmaceutiche, dai laboratori ai centri ospedalieri alle farmacie, così come l’insieme dei nostri contemporanei, si preoccupino della solidarietà in campo terapeutico, per consentire un accesso alle cure e ai medicinali di prima necessità a tutte le fasce della popolazione e in tutti i Paesi, in particolare alle persone più povere. In quanto farmacisti cattolici possiate, sotto la giuda dello Spirito Santo, attingere dalla vita di fede e dall’insegnamento della Chiesa gli elementi che vi guideranno nella vostra condotta professionale accanto a malati che hanno bisogno di sostegno umano e morale per vivere nella speranza e per trovare risorse ulteriori che li aiutino ogni giorno. A voi spetta inoltre di aiutare 1 giovani che operano nelle diverse professioni farmaceutiche a riflettere sulle implicazioni etiche sempre più delicate delle loro attività e delle loro decisioni. A tale fine è importante che si mobilitino e si uniscano l’insieme dei professionisti cattolici della salute e le persone di buona volontà, per approfondire la loro formazione non solo sul piano tecnico, ma anche sui temi della bioetica, nonché per proporre tale formazione all’insieme aeUa professione. L’essere umano, poiché è immagine di Dio, deve sempre essere al centro delle ricerche e delle scelte in materia biomedica. Ugualmente fondamentale è il principio naturale del dovere di fornire le cure al malato. Le scienze biomediche sono al servizio dell’uomo; se così non fosse, avrebbero solo un carattere freddo e inumano. Ogni sapere scientifico nel campo della sanità e ogni atto terapeutico sono al servizio dell’uomo malato, considerato nel suo esser
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