Dal Convegno nazionale dell’associazione, il presidente Häusermann ha dato "atto al Ministro Lorenzin di aver attuato una politica positiva per il comparto", ma sottolineato che nel sistema rimangono "diverse incongruenze, dal sistema del pay-back alla burocrazia". E i risparmi "devono rimanere nel settore per finanziare l’innovazione”.
17 GIU – Un bilancio “positivo che si traduce in un vantaggio per il Servizio Sanitario Nazionale”. E’ quello illustrato dal presidente di AssoGenerici, Enrique Häusermann, oggi a Roma, in apertura del V Convegno dell’associazione, che raggruppa i produttori di farmaci equivalenti e biosimilari. “Equivalenti e biosimilari hanno prodotto risparmi per oltre 4 miliardi di euro dal 2000 ad oggi” ha detto Häusermann ma ha ricordato che “se i risparmi generati non rimangono nel settore, non servono ad ampliare l’accesso alle cure dei pazienti o a coprire i costi dei nuovi farmaci che arriveranno sul mercato, nessuno sarà realmente incentivato ad usare i generici, e ancor più i biosimilari, per avere a disposizione nuove risorse”.
AssoGenerici ha quindi dato atto al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di “essersi adoperata a favore di un’evoluzione in senso europeo della spesa farmaceutica nazionale”, ma ha voluto evidenziare che “ancora permangono alcuni ostacoli a una diffusione fisiologica di equivalenti e biosimilari. Il primo è il meccanismo del payback che nel caso delle aziende genericiste assume aspetti paradossali, in particolare nel capitolo della spesa ospedaliera”. “Nel canale ospedaliero gli acquisti di farmaci avvengono attraverso il meccanismo delle gare e la responsabilità degli sforamenti è perciò interamente da attribuirsi alle regioni e alla determinazione di un tetto non congruo” ha argomentato Häusermann; inoltre “le forniture per legge non possono essere interrotte per evitare di sforare i budget assegnati e le aziende devono restituire somme non ancora incassate visti i cronici ed endemici ritardi nel pagamenti della PA”