Dopo il rinvio dell’iter al 29 settembre richiesto dall’azienda. EpaC onlus sta attivando le procedure di mobilitazione con iniziative clamorose nei confronti dell’industria farmaceutica e del ministero della Salute. Epatite C: la cura esiste, ma costa troppo. La lobby farmaceutica condanna i pazienti più poveri
“Non c’è pace per l’esercito di pazienti con epatite C che stanno aspettando da diversi mesi il primo di una serie di farmaci potentissimi in grado di curare l’infezione, in 12 o 24 settimane (a seconda delle caratteristiche del paziente) e con percentuali di eradicazione virale mai viste prima. Chiediamo al ministro Lorenzin di essere convocati urgentemente per fare il punto della situazione, ma soprattutto per realizzare interventi concreti come lo stanziamento immediato di risorse economiche sufficienti per curare tutti i malati a rischio, e un piano per consentire l’accesso ai farmaci innovativi a tutti i pazienti con Hcv nei prossimi anni a partire dal 2015”.
E’ quanto si legge in una nota di EpaC onlus dopo il nuovo ‘stop’ all’iter di autorizzazione del farmaco sofosbuvir. “EpaC onlus – dice l’associazione dei malati di epatite C – sta attivando le procedure di mobilitazione con iniziative clamorose nei confronti dell’industria farmaceutica e del ministero della Salute. Ci sono in ballo migliaia di vite umane, esiste una diritto alla cura: non è più possibile aspettare e mantenere un clima di incertezza.
La vera grande innovazione è che questi farmaci possono essere utilizzati anche in pazienti con malattia avanzata, in lista di attesa per il trapianto di fegato, nel post trapianto epatico, tutti soggetti che non avevano altre opzioni terapeutiche, molti dei quali condannati fino a poco tempo fa a un lungo e doloroso cammino verso la morte.
Parliamo, quindi, di farmaci salva-vita. Il sofosbuvir, commercializzato da Gilead Sciences – ricorda EpaC – è oggetto di lunghe trattative tra l’azienda farmaceutica e l’Agenzia italiana del farmaco. Non si trova l’accordo sul prezzo di vendita, e la decisione viene continuamente rimandata. Aifa è decisa a spuntare il miglior prezzo possibile per curare il maggior numero di persone. Gilead non vuole abbassare il prezzo perché quello è il valore assegnato dal management californiano. Nella stanza dei bottoni di Foster City non ne vogliono sapere di concedere prezzi vantaggiosi all’Italia.
Gli affari sono affari. E i pazienti che stanno rischiando la pelle? Abbiamo istituito un programma di uso compassionevole per i casi più urgenti, puntualizzano le controparti – ricorda l’EpaC – iniziativa assolutamente apprezzabile, da elogiare. Però diciamola tutta: dati di mortalità alla mano, per ogni paziente che riusciamo a curare tramite il programma di uso compassionevole, ce ne sono altri 9 che moriranno di tumore al fegato e cirrosi scompensata. Perché esistono criteri di esclusione molto precisi e perché si tratta di un programma numericamente limitato.
Molti di questi decessi possono essere evitati, se fosse disponibile il farmaco, ora e subito. Proprio da questi pazienti, ad altissimo rischio ma esclusi dal programma di uso compassionevole si stanno levando proteste, rabbia e costernazione. Se servono risorse aggiuntive, è tempo di portare ufficialmente il problema in Consiglio dei ministri”.
Barbara Di Chiara – 14 luglio 2014 – PharmaKronos
Notizia correlata: https://www.fedaiisf.it/Start/HDefault.aspx?Newsid=9505
Epatite C: la cura esiste, ma costa troppo. La lobby farmaceutica condanna i pazienti più poveri
in Salute – Forexinfo.it
di Vittoria Patanè | 14 Luglio 2014
Il farmaco costa troppo, circa 280 volte il costo di produzione.
Epatite C: arrivata la cura
Si chiama Sovaldi ed è una terapia efficacissima, a base di interferone, che riduce gli effetti collaterali previsti dalle cure attualmente in uso. Una rivoluzione che potrebbe cambiare il mondo e guarire uno degli spauracchi del XXI secolo.
Il problema è che una delle molecole contenute all’interno del farmaco costa tantissimo, un prezzo assolutamente insostenibile per la maggior parte dei sistemi nazionali sanitari europei.
Il rischio è dunque che a poter accedere al trattamento siano solamente i paesi, e di conseguenza i pazienti, più ricchi, lasciando a loro destino coloro che non potranno permettersela.
Le proteste francesi
Il farmaco Sovaldi è stato brevettato dal laboratorio americano Gilead. Ed è proprio a questo che le Nazioni Europee, Francia in primis,hanno rivolto la richiesta di ridurre il prezzo della cura, fissato negli USA a 84mila dollari per 12 settimane di terapia.
Un’enormità per la maggior parte delle persone e degli Stati. I cugini transalpini hanno infatti sottolineato che, per garantire a tutti i malati la cura, il Governo dovrebbe sborsare 1,7 miliardi di euro l’anno, il 7% dell’interno sistema sanitario nazionale.
A Parigi infuria la polemica per quella che è stata definita da Frédéric Van Roekeghem, direttore generale di una delle principali mutue francesi, “una vera e propria rapina delle lobbies farmaceutiche”.
Per questo, molti Stati Membri, tra cui l’Italia, hanno chiesto un intervento dei vertici dell’Unione Europea atto ad abbassare il prezzo:
“Si tratta di un prezzo estremamente elevato che compromette i nostri bilanci sanitari”
si legge nella dichiarazione congiunta firmata da 15 Paesi comunitari. Per la prima volta dunque, l’Europa unita si mobilità per contrastare lo strapotere delle case farmaceutiche con lo scopo di salvare la vita ai propri cittadini affetti dalla malattia.
Secondo i dati, in Francia sono 250mila le persone affette da Epatite C a fronte di 5mila contagi e 3mila decessi l’anno.
Proprio per questo motivo, un gruppo di deputati ha deciso di scrivere al presidente della filiale francese di Gilad, Michel Joli, per richiedere un suo intervento e far sì che il prezzo del farmaco venga ridotto.
Joli, dal canto suo, ha risposto che nel prezzo sono incluse le spese di ricerca e sviluppo, ma, come sottolineano molte organizzazioni di settore, queste non giustificano un costo così elevato, tanto più se si considera che Gilead sta già recuperando parte di quanto investito e prevede di guadagnare nel 2014, attraverso Sovaldi, 3 miliardi di dollari solo negli USA.
Ma per le migliaia di persone contagiate dall’Epatite C c’è ancora una speranza:i negoziati tra il laboratorio statunitense e i governi europei sono ancora in corso, ma questi ultimi hanno un asso nella manica: entro il 2015 infatti dovrebbero arrivare molecole simili che riescono a combattere la malattia. A quel punto, il regime di concorrenza dovrebbe calmierare, e di parecchio, il prezzo della cura.
AD