Il 1° Maggio 2011 i cittadini europei subiranno il più micidiale attacco alla loro libertà personale che la storia ricordi: la fine della possibilità di curarsi con prodotti erboristici dall’utilizzo millenario.
Le multinazionali farmaceutiche, i veri padroni del mondo e dell’economia reale, coloro che comandano la Finanza e i nostri politici, che decidono – nel bene e nel male – del nostro futuro, hanno deciso di eliminare la concorrenza, da loro considerata sleale, dei rimedi naturali con i quali l’umanità si è curata e si cura da millenni. Il primo Maggio 2011 entrerà infatti in vigore la Direttiva 2004/24/CE che modifica, per quanto riguarda i medicinali vegetali tradizionali, la direttiva 2001/83/CE, del 6 novembre 2001, che disciplina i “medicinali per uso umano”.
Ma vediamo cosa prevede l’articolo 16 quarter, (paragrafo 1 lettera c):
La documentazione bibliografica o le certificazioni di esperti comprovanti che il medicinale in questione o un prodotto corrispondente ha avuto un impiego medicinale per un periodo di almeno trent’anni anteriormente alla data di presentazione della domanda, di cui almeno 15 anni nella Comunità.
In pratica (e questa è l’assurdità della Direttiva!), se una azienda (dopo il 1° Maggio 2001), vorrà vendere un prodotto erboristico (pianta o parti di pianta) descrivendo sulla confezione le caratteristiche “terapeutiche” e/o “curative”, tale prodotto, anche se viene di fatto utilizzato da migliaia di anni, verrà considerato alla stregua di un “farmaco di sintesi”, e, come tale, dovrà sottostare a tutti gli obblighi, sperimentazioni (prove chimico-fisiche, biologiche, microbiologiche, farmacologiche, tossicologiche e cliniche ) e autorizzazioni previste per i farmaci chimici.
Le stime delle spese di registrazione vanno da 80.000 a ben oltre 150.000 euro per il singolo prodotto!
Secondo voi, una piccola o media azienda erboristica, può sobbarcarsi una spesa del genere?
Tale spesa se la potranno permettere solo le multinazionali farmaceutiche, quelle che hanno imposto la Direttiva ai politici europei (si badi bene che la responsabilità è anche dei parlamentari europei italiani, di tutti gli schieramenti politici!).
Davanti a questo scempio della nostra libertà, tutti i media sono rimasti muti, come se il problema non ci riguardasse, dedicando per mesi (e fino alla nausea) i grandi titoli delle loro prime pagine all’harem di Berlusconi, al Ruby-Gate, alla casa di Montecarlo di Fini e al gossip per casalinghe frustrate.
I consumatori sono stati tenuti all’oscuro su questa Direttiva europea che vieta la maggior parte dei rimedi erboristici di uso comune. I prodotti erboristici non europei saranno i più colpiti, visto che a tutt’oggi non è stato approvato un solo rimedio erboristico tra quelli usati dalle due più importanti tradizioni, quella ayurvedica (India) e quella della medicina tradizionale cinese (MTC).
Saranno vietati anche gli integratori alimentari contenenti qualunque erba medicinale che non sia autorizzata.
La nuova legislazione dice di voler mettere in primo piano la sicurezza dei consumatori rendendo obbligatoria l’indicazione, sulle etichette dei prodotti erboristici approvati, dei possibili effetti collaterali e interazioni con altri farmaci. Ma è probabile che i consumatori attenti alla salute restino sorpresi di trovare nella lista una vasta pletora (oltre 100) di additivi “cattivi”, nella maggior parte dei prodotti registrati (ma non tutti). Tra questi, il detersivo laurilsolfato di sodio, i controversi edulcoranti aspartame e ciclamato di sodio, conservanti artificiali come ad esempio l’E215, l’E217 e l’E219, e vari polimeri, come il copolimero di butil metacrilato (BA), il polivini