Governo Usa e aziende farmaceutiche stringeranno sempre di più i cordoni della borsa. Secondo le previsioni di alcuni esperti della Johns Hopkins, infatti, all’orizzonte c’è un progressivo e crescente calo dei finanziamenti per la ricerca biomedica di base ‘a stelle e strisce’.
Una situazione giudicata "inevitabile", che porterà gli scienziati americani a cercare fonti innovative di finanziamento per i loro studi. E’ lo scenario descritto in un lavoro pubblicato su ‘Jama’ da Hamilton Moses e Ray Dorsey, neurologi e ricercatori del celebre ateneo Usa.
Gli esperti suggeriscono ai colleghi di cercare un tipo innovativo di investimento privato, per mettere insieme le risorse necessarie a far volare la ricerca.
Secondo gli studiosi, i negoziati in corso a Washington sull’entità degli stanziamenti pubblici e il ‘fiscal cliff’ offriranno l’opportunità di ripensare radicalmente il finanziamento della ricerca biomedica. Dieci anni di calo dei finanziamenti pubblici, con i costi degli studi clinici che nel frattempo si sono impennati, insieme alla riduzione degli investimenti dell’industria farmaceutica e alla minaccia di tagli al bilancio federale destinato alla ricerca, hanno portato il settore sull’orlo del baratro.
Secondo gli autori, insomma, senza nuove fonti di finanziamento "creative", l’innovazione biomedica affronterà una crisi senza precedenti. "Indipendentemente da ciò che accade al Congresso, la ricerca deve guardare al settore privato e non al governo federale come fonte di nuovi fondi", afferma Moses. "L’incertezza del sostegno federale alla ricerca biomedica, ora e nel breve termine, rende solo più certa la necessità di guardare al settore privato", aggiunge Dorsey.
Moses sottolinea inoltre che i National Institutes of Health, che supportano con 32 miliardi dollari l’anno gli studi in questo settore, hanno già ridotto la quota di contributi a singoli ricercatori, concentrandosi su collaborazioni, studi clinici multicentrici e grandi progetti come il Progetto Genoma umano.