Il fondatore di una grande azienda farmaceutica americana è stato condannato in un processo legato alla “crisi degli oppioidi”
Il Post – venerdì 3 maggio 2019
John Kapoor, fondatore ed ex amministratore delegato dell’azienda farmaceutica Insys Therapeutics, è stato condannato in un processo che aveva a che fare con la crisi causata dalla recente diffusione di farmaci oppioidi e droghe affini ((gli oppioidi sono prodotti in maniera sintetica; gli oppiacei, come la morfina, sono derivati dell’oppio, il lattice che si estrae dal papavero officinale).
Kapoor è stata condannato insieme ad altre quattro persone della sua azienda per aver dato tangenti ad alcuni dottori in modo che prescrivessero farmaci non necessari ai loro pazienti. È nato in India e fondò la Insys Therapeutics nel 1990, facendola negli anni diventare una società multimiliardaria. Kapoor rischia fino a 20 anni di carcere.
L’ex miliardario è stato riconosciuto colpevole di cospirazione per racket per il suo ruolo in un piano che ha anche ingannato gli assicuratori.
Decine di migliaia di morti sono stati causati da overdose da oppioidi negli Stati Uniti.
Kapoor, nato in India, ha fondato l’azienda farmaceutica Insys Therapeutics nel 1990 e l’ha trasformata in una società da molti miliardi di dollari.
La giuria ha scoperto che Kapoor aveva anche ingannato le compagnie di assicurazione medica sul bisogno dei pazienti per gli antidolorifici, al fine di incrementare le vendite dello spray fentanyl dell’azienda, Subsys.
Durante il processo durato 10 settimane, ai giurati è stato anche mostrato un video realizzato da Insys per i suoi dipendenti sui modi per aumentare le vendite di Subsys.
Kapoor e i suoi coimputati – Michael Gurry, Richard Simon, Sunrise Lee e Joseph Rowan – rischiano fino a 20 anni di carcere.
L’avvocato di Kapoor ha dichiarato di essere “deluso” dal verdetto. Gli uomini hanno negato le accuse e hanno indicato che intendono presentare ricorso.
Forbes ha elencato il patrimonio netto di Kapoor in $ 1,8 miliardi (£ 1,4 miliardi) nel 2018, prima di abbandonare la classifica dei miliardari che Forbes pubblica ogni anno.