Lo rivela uno studio durato 10 anni, pubblicato sul Journal of the american medical association.Nel 10% le case farmaceutiche non segnalano in tempo alla Fda gli eventi avversi.
LABORATORI che dichiarano in ritardo gli effetti collaterali dei farmaci. Controindicazioni che possono portare a disabilità, danneggiare in modo grave la salute del paziente o ucciderlo. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of the american medical association-Internal Medicine, queste comunicazioni tardive sono all’origine di numerosi decessi. Per legge i centri studi delle case farmaceutiche dovrebbero segnalare eventuali controindicazioni ed eventi avversi entro 15 giorni alla Fda, l’agenzia americana per i medicinali, ma nel 10% dei casi questa scadenza non viene rispettata. E nel bugiardino del medicinale messo in commercio non ci sarebbe traccia dell’eventuale rischio di morte, o della possibilità di contrarre malattie o malformazioni.
Uno studio durato 10 anni su 1,6 milioni di casi. Lo studio dell’università del Minnesota è durato 10 anni, dal 2004 al 2014, e ha fatto emergere 1,6 milioni di casi con effetti secondari gravi non segnalati. Fra questi 160.383 (il 9,4%) non sono mai stati segnalati alla Fda entro i 15 giorni previsti per legge. In questo gruppo i ricercatori hanno preso in esame anche 40.464 decessi. “La nostra analisi fa vedere in modo chiaro che spesso i laboratori hanno inviato le segnalazioni in ritardo – spiega Pinar Karaca-Mandic, ricercatrice dell’università del Minnesota e autrice dello studio – . Queste comunicazioni tardive alle autorità competenti hanno provocato un aumento del numero di morti e dei casi di persone che si sono ammalate”. Gli autori dell’analisi hanno lanciato un appello ai medici, ai responsabili delle strutture sanitarie e ai pazienti chiedendo loro di segnalare eventuali eventi avversi.
Il ritardo delle case farmaceutiche. “E’ possibile che delle aziende farmaceutiche studino i decessi, ma non lo fanno nei tempi previsti”, concludono gli studiosi americani. In un editoriale pubblicato accanto allo studio la dottoressa Rita Redberg ha valutato che “non ci dovrebbero essere ritardi nel segnalare effetti secondari, soprattutto se questo può mettere in pericolo la vita di altri malati”. Redberg ha inoltre ricordato che i medici e i pazienti dovrebbero segnalare eventuali eventi avversi direttamente alla Fda e non alle case farmaceutiche come avviene oggi. “I medici e i pazienti devono conoscere sia i benefici che gli effetti secondari di un farmaco per poter fare la scelta giusta. Questo soprattutto per quanto riguarda le medicine che si trovano da poco sul mercato e per le quali la casisitica clinica è limitata”
27 luglio 2015 – la Repubblica.it
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