Alcune delle più grandi compagnie biofarmaceutiche stanno lavorando in molte zone degli Stati Uniti per limitare la concorrenza delle versioni generiche dei loro medicinali blockbuster. La denuncia appare sul ‘New York Times’ on line.
Questi complessi medicinali, realizzati con cellule viventi invece che attraverso la sintesi chimica, rappresentano circa il 25% della spesa nazionale per farmaci, pari in totale a 320 miliardi di dollari secondo Ims Health, ma questa percentuale è in crescita.
Essi comprendono alcuni dei farmaci più venduti al mondo. Attualmente costano ai pazienti, o alle assicurazioni che li coprono, decine o addirittura centinaia di migliaia di dollari l’anno. In 8 Stati alcune aziende hanno proposto progetti di legge che possano limitare la capacità dei farmacisti di sostituire con versioni generiche i farmaci biologici di marca. E altri sono in preparazione.
La questione su cui fanno perno le imprese è che queste misure sono necessarie per garantire la sicurezza del paziente, in quanto le versioni ‘senza griffe’ dei biologici non sono identiche agli originali: proprio per questo motivo, vengono chiamate biosimilari piuttosto che biogenerici.
"Tutti questi provvedimenti – sottolinea Brynna Clark, direttore degli affari di stato per la Generic Pharmaceutical Association – sono stati portati avanti per ‘congelare’ la diffusione dei biosimilari e minare la fiducia in questi farmaci".
B.d.C. – 30 gennaio 2013 – PharmaKronos