Pine Di Blasio
ROME
PRIMA il grido d’allarme dei sindacati, delle Regioni e dei medici sulla «nuova, pesantissima mazzata» che si abbatte sulla sanità, con ulteriori tagli ai finanziamenti per il servizio sanitario. Poi il doppio ko in Commissione affari sociali, che cancella un paio di commi sui farmaci, le norme sulle medicine «fuori etichetta» e sullo «spacchettamento» nelle farmacie ospedaliere. Nel mezzo la battaglia di Farmindustria contro l’obbligo delle ricette con il principio attivo, culminata con gli annunci di 10mila esuberi nelle aziende, mille solo nel gruppo Menarini.
PER IL MINISTRO della salute Renato Balduzzi quella di ieri è stata una giornata da dimenticare. Nella legge di stabilità è stata inserita un’altra sforbiciata alla spesa per l’acquisto di beni e servizi e dispositivi medici da parte di aziende sanitarie e ospedali, un taglio inizialmente di un miliardo di euro, con la scure sui contratti di appalto e di fornitura. Manovra che ha suscitato le perplessità dello stesso ministro. «Il taglio previsto — ha comunicato ieri sera Balduzzi — sarà di 600 milioni per il 2013. Il consiglio dei ministri ha deciso di rivedere solo gli acquisti di beni e servizi non sanitari, riducendo l’impatto della misura sui dispositivi medici. Inizialmente erano circolate ipotesi di riduzioni anche per un miliardo e mezzo». Ma l’annuncio delle misure aveva già acceso le polveri. «Invece di combattere sprechi e spese inutili — grida Vera Lamonica, segretario confederale Cgil — si decidono tagli lineari su beni e servizi, che mettono in crisi le aziende fornitrici, e quindi salario e posti di lavoro». «Con questi tagli continui — è la tesi di Angelo Testa, presidente nazionale dello Snami, sindacato dei medici di base — il tentativo di riforma dell’assistenza territoriale del decreto Balduzzi diventa assurdo».
LA BORDATA più pesante arrivava dalla Conferenza delle Regioni, «fortissimamente preoccupata — stando alla dichiarazione del presidente, Vasco Errani — per il fatto che su sanità, istruzione e servizi sociali insistano manovre che producono tagli di molti miliardi».
IL FRONTE della protesta si intreccia con il dicastero dello Sviluppo economico, soprattutto sulla questione farmaceutica. I due commi del decreto Balduzzi, cancellati ieri in commissione Affari sociali da un emendamento proposto da Laura Ravetto, cambiano le norme sull’uso dei farmaci fuori etichetta (medicine che potrebbero essere utilizzate anche per indicazioni diverse da quelle autorizzate) e sulla possibilità per le farmacie degli ospedali di «spacchettare» le confezioni dei farmaci e dosarli all’interno della struttura. «Quelle norme sui farmaci — ha dichiarato dopo il voto il ministro Balduzzi — erano volte a realizzare il migliore equilibrio possibile tra le esigenze dell’industria e quelle della salute. Non volevano penalizzare l’industria, ma dare maggiori certezze su tempi e tutela dei brevetti». Le industrie del settore invece insistono nella loro battaglia contro le ricette con i farmaci generici che hanno fatto calare drasticamente i fatturati.