
La “guerra” dei dazi ha oscurato un’altro aspetto inquietante dell’amministrazione Trump: quello della ricerca e della salute pubblica.
Prima di aggredire a colpi di dazi l’economia e il commercio mondiale, Donald Trump ha colpito alle spalle uno dei diritti basilari dei lavoratori americani. A fine marzo, con una decisione senza precedenti, il presidente degli United States ha abolito la contrattazione collettiva per i dipendenti dell’amministrazione federale addetti a compiti che riguardano la sicurezza nazionale. L’arma usata da Trump l’abbiamo imparato a conoscerla: è un ordine esecutivo. E riguarda circa un milione di lavoratori di agenzie federali, tra cui i dipartimenti di Stato, Difesa, Giustizia e Salute e Servizi Umani, oltre ai centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, e agli organismi che gestiscono immigrazione e dogane.
Tra i lavoratori colpiti da Trump, l’Afge (American federation of government employees) porta ad esempio gli infermieri del Dipartimento degli affari veterani degli Stati Uniti (Va), gli scienziati e tecnici dell’Epa (l’Agenzia per la protezione dell’ambiente) e gli esperti di sicurezza informatica. Tutta gente, ricorda la federazione, che “ha sempre operato in base alla contrattazione collettiva senza compromettere la sicurezza nazionale”. Questa “mossa non riguarda la protezione, riguarda il potere”, commenta il sindacato, ed “è anche un attacco diretto all’Afge per aver fatto il suo lavoro, lottando per i suoi membri e respingendo politiche dannose”.
Martedì primo aprile una nuova ed estesa serie di layoffs in the United States ha coinvolto migliaia di dipendenti federali impiegati nei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie(Cdc, Centers for Disease Control and Prevention).Al CDC lavorano centinaia di medici e ricercatori che hanno passato la vita a studiare i vaccini.
La nuova ondata di tagli implica il blocco di diversi programmi rivolti ai cittadini americani e coinvolge tutti i reparti dell’agenzia, dalla divisione per la prevenzione dell’Hiv a quella per la salute riproduttiva, passando per i reparti che si occupavano di sicurezza sul lavoro e i programmi per le vaccinazioni e le malattie respiratorie, tra gli altri.
Questo porterà a risultati sanitari peggiori, a maggiori rischi per la popolazione statunitense e contribuirà al declino dell’aspettativa di vita negli Stati Uniti. I nuovi licenziamenti rientrano nei piani dell’amministrazione Trump per tagliare oltre 10mila dipendenti del dipartimento della salute.
Diverse agenzie federali, sono fondamentali per l’ecosistema della ricerca scientifica mondiale. Istituzioni come i National Institutes of Health (NIH), i Centers for Disease Control (CDC), la Food and Drug Administration (FDA) e la Environmental Protection Agency (EPA) – solo per citarne alcune – hanno un prestigio che va ben oltre i confini nazionali e influenzano profondamente la ricerca mondiale, finanziandola, emanando raccomandazioni che vengono adottate anche altrove, o producendo e custodendo dati e archivi di interesse globale. I licenziamenti all’FDA preoccupano diverse aziende farmaceutiche, che temono che qualsiasi intoppo in una macchina burocratica già lenta possa bloccare del tutto la Fda. A preoccupare il settore è anche la prospettiva che Trump possa abrogare o rimpiazzare l’Affordable care act (Aca) – la riforma sanitaria introdotta dall’ex presidente Barack Obama – come aveva già tentato di fare nel corso del suo primo mandato.
Il 14 febbraio, circa 25.000 dipendenti hanno ricevuto un’e-mail di licenziamento immediato, che adduceva come motivazione lo scarso rendimento. Molte agenzie hanno perso tra il 5% e il 10% della loro forza lavoro nel giro di un week end e questo ha ovviamente immediatamente bloccato la loro attività.
I licenziamenti non hanno risparmiato servizi strategici per la salute e sicurezza nazionale, tra cui l’Administration for Strategic Preparedness and Response (ASPR), che si occupa di preparazione e risposta a disastri ed emergenze sanitarie, e i Centers for Medicare and Mediaid Services (CMS), che cura l’accesso alle assicurazioni sanitarie per 100 milioni di americani. In molti casi, dipendenti licenziati che svolgevano ruoli fondamentali (per esempio nel controllo della influenza aviaria) sono stati frettolosamente riassunti nei giorni successivi, aumentando ulteriormente la confusione all’interno delle agenzie. Un’altra retromarcia Kennedy jr. l’ha dovuta fare sui vaccini per il morbillo: dopo aver consigliato di curare il bambini con il morbillo con la vitamina A, al secondo morto ha detto che «il modo più efficace per fermare il morbillo è il vaccino» da usare però solo nelle zone a rischio.
La U.S. Agency for International Development (USAID), un’agenzia che si occupa, tra le altre cose, di programmi di assistenza umanitaria per contrastare patologie come HIV e malaria a livello globale, è stata colpita in maniera particolarmente dura. L’agenzia è stata sostanzialmente smantellata, messa direttamente sotto il controllo del Dipartimento di Stato e i suoi fondi congelati. L’amministrazione del presidente Donald Trump, con una nota inviata al Congresso, annuncia di aver avviato l’iter per la chiusura definitiva dell’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale.
Il ruolo degli NIH (National Institutes of Health) è ancora più rilevante; si tratta del più grande finanziatore mondiale per la ricerca biomedica (50 miliardi di dollari all’anno), che sostiene non solo studi condotti in USA ma anche moltissime collaborazioni internazionali. Comprende 27 istituti e centri. Il presidente Trump ha nominato il dottor Bhattacharya per la posizione Direttore Generale degli NIH, confermato dal Senato il 25 marzo 2025. Il Dott. Bhattacharya (in the picture) giocherà un ruolo fondamentale nel plasmare le attività e le prospettive dell’agenzia e nel garantire che si allinei con la Commissione Make America Healthy Again del president
Inoltre, un ulteriore ordine esecutivo, emesso il 7 febbraio, ha stabilito di ridurre i costi indiretti dei finanziamenti federali al 15% alle agenzie federali, rispetto agli attuali valori che variano tra il 50% e l’80%. I costi indiretti sono quella parte dei finanziamenti che copre attività non legate a uno specifico progetto di ricerca, ma che sono comunque fondamentali, come per esempio i costi dell’elettricità, della manutenzione degli edifici, le spese amministrative e così via.
Mentre queste iniziative sono state pubblicizzate dal governo come un modo per ridurre sprechi inutili, rischia di tradursi in una enorme riduzione dei finanziamenti per la ricerca, stimata attorno a 6 miliardi di dollari.
Recentemente, gli NIH hanno interrotto i finanziamenti sulle ricerche riguardanti l’esitazione vaccinale e si teme che anche gli studi sui vaccini a mRNA possano essere fermati presto. Allo stesso tempo, i CDC hanno dichiarato l’intenzione di voler condurre un nuovo studio su vaccini e rischio di autismo, anche se la comunità scientifica ha escluso da tempo la possibilità che questa associazione esista. Inoltre, il coordinamento di questa nuova ricerca verrà probabilmente affidata a David Geier, un’altra figura particolarmente controversa.
Un’ulteriore preoccupazione, di carattere più generale, è costituita dal fatto che Pubmed, il database fondamentale per qualunque ricerca bibliografica in ambito sanitario, è a sua volta di proprietà degli NIH. I modi per rendere inutilizzabile questa fonte vitale di informazioni sono potenzialmente molteplici e includono il renderlo inaccessibile, smettere di aggiornarlo, cambiare il sistema di indicizzazione per «punire» specifici giornali, indicizzare qualunque rivista ne faccia richiesta, e includere solo articoli e giornali graditi all’amministrazione Trump.
Intanto Trump ha declared che a breve annuncerà i dazi sulla farmaceutica
Il caso delle uova
I licenziamenti sono arrivati mentre l’ultima epidemia di influenza aviaria ha devastato gli allevamenti di pollame e bestiame, facendo salire alle stelle i prezzi delle uova e sollevando
preoccupazioni tra gli esperti di salute pubblica.
L’influenza aviaria è circolata tra gli allevamenti di pollame americani per anni, ma il virus ha trovato un nuovo punto d’appoggio negli Stati Uniti l’anno scorso quando ha iniziato a infettare le mucche da latte.
Da allora, anche dozzine di esseri umani a stretto contatto con gli animali sono stati infettati, tra cui un paziente della Louisiana che è stato il primo a morire a causa del virus negli Stati Uniti il mese scorso.
Anziché adottare le uniche misure che hanno un’efficacia comprovata, Kennedy Jr. ha sostenuto in più interviste che sarebbe meglio lasciare che l’infezione si diffonda senza fare nulla. Lo scopo di tale follia sarebbe avere una sorta di selezione naturale: secondo lui rimarrebbero solo pochi polli, ma i sopravvissuti potrebbero dare origine a una specie resistente. È molto difficile pensare che, lasciando circolare liberamente il virus, si selezionino animali resistenti. E comunque ciò avverrebbe dopo aver prodotto la morte di milioni di capi, praticamente distruggendo l’allevamento avicolo delle aree colpite, senza contare il contagio umano.
L’epidemia è peggiorata negli allevamenti di pollame, costringendo gli agricoltori ad eliminare i loro polli, portando a carenze di uova e a prezzi elevati.
All’inizio di questa settimana, gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo per acquistare 15.000 tonnellate di uova liquide dalla Turchia per aiutare a colmare la carenza, ha detto alla BBC un funzionario commerciale turco. Ma acquisti sono in corso anche da Canada, da Lituania, da vari produttori europei compresa l’Italia, infine da Taiwan. Ed è in corso un vero proprio contrabbando di uova al confine con il Messico e il Canada.
i prezzi delle uova e del bacon sono i pilastri dell’inflazione americana e proprio al loro rialzo viene imputata la riduzione del potere d’acquisto, uno dei jolly giocati dai MAGA (Make America Great Again in italiano “Rendiamo l’America di nuovo grande”) contro Joe Biden.
L’amministrazione Trump aveva deciso di silurare quasi la metà dei circa 140 ricercatori, persone che probabilmente hanno più esperienza di chiunque altro nel Paese. I ricercatori licenziati lavoravano per l’Epidemiological Intelligence Service of the Cdc, “uno dei programmi più prestigiosi” dell’agenzia sanitaria, ha commentato Amesh Adalja, specialista in malattie infettive presso la Johns Hopkins University
Come prima risposta all’emergenza aviaria causata dal virus H5N1, l’amministrazione Trump ha riassunto i dipendenti del dipartimento dell’Agricoltura (Usda) coinvolti nella risposta del governo all’epidemia dicendo che erano stati licenziati per sbaglio. Sono stati cancellati anche i briefing del Congresso e gli incontri con i funzionari statali della salute animale.
L’importanza del controllo sanitario per l’aviaria non è legato solo a un problema di sanità animale ma anche di salute pubblica. Infatti i virus influenzali appartenenti al tipo A possono infettare anche altri animali (maiali, cavalli, cani, balene) nonché l’uomo. Data l’elevata frequenza con cui questi virus vanno incontro a fenomeni di mutazione, c’è la possibilità che da un serbatoio animale possa originare un nuovo virus per il quale la popolazione umana risulta suscettibile, dando modo alla malattia di estendersi a livello globale e provocando quindi una pandemia.
Prendendo poi forse di nuovo sul serio l’emergenza, considerati anche i danni economici, oltre che per la salute, che ne conseguono – carenza e aumento alle stelle dei prodotti alimentari (uova in primis) – alcuni di questi coordinamenti sono ripresi e l’Usda ha dichiarato che spenderà 1 billion dollars per affrontare la diffusione del virus.
L'USDA ha dichiarato che sta ricostruendo una scorta di vaccini e ha concesso una licenza condizionale all’azienda sanitaria Zoetis per uno adatto alle galline ovaiole. Potrebbe essere necessario un anno perché i nuovi vaccini vengano somministrati e diventino altamente efficaci, se vengono approvati.
Attualmente esistono vaccini per l’influenza aviaria sviluppati dalle industrie farmaceutiche prevalentemente per il settore veterinario, da utilizzare nelle specie avicole come polli, tacchini e anatre. La vaccinazione può essere un valido strumento per ridurre l’impatto delle epidemie influenzali animali nei casi in cui altre misure risultino poco efficaci. Va considerato però che la vaccinazione nel pollame deve essere autorizzata dal Ministero della Salute, ed è regolamentata da normative nazionali e internazionali che prevedono un uso controllato del vaccino.
In Europa e in altri paesi industrializzati la vaccinazione negli animali è poco utilizzata perché può comportare forti restrizioni alle esportazioni di pollame vivo e prodotti avicoli, e si preferisce combattere le epidemie con misure di controllo dirette (biosicurezza negli allevamenti, monitoraggio aree a rischio, abbattimento degli animali infetti, distruzione di materiale contaminato, controllo delle movimentazioni).
Anche per l’uomo esiste la possibilità di usare vaccini specifici contro l’influenza zoonotica per prevenire l’influenza aviaria. L’uso di questi vaccini su larga scala è previsto solo se l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara che il rischio di una pandemia causata da questi virus è molto alto. È da notare però che con Trump gli Stati Uniti sono usciti dall’OMS per cui il monitoraggio risulta carente. Restare fuori dall’Organizzazione comporterà la perdita dell’ombrello sanitario mondiale. Sempre che Trump non faccia un passo indietro, magari dopo aver ottenuto una revisione profonda dell’Organizzazione.
Gli esperti ritengono che senza l’adesione all’Oms gli Stati Uniti rischiano di non avere nessuna allerta sulla minaccia di epidemie, di avere meno vaccini e più in ritardo.
Non possiamo rendere l’Oms più efficace abbandonandola, fanno sapere alti funzionari sanitari di precedenti amministrazioni americane. La decisione di ritirarci indebolisce l’influenza dell’America, aumenta il rischio di una pandemia letale e rende tutti noi meno sicuri, avvertono preoccupati altresì per il potenziale pandemico dell’attuale epidemia di influenza aviaria (H5N1) in corso proprio negli Stati Uniti.
Related news: L’ultimatum dell’industria farmaceutica Ue a von der Leyen: “Con i dazi, sempre più motivi per spostarsi negli Usa”
Dazi USA, Medicines for Europe propone piano in cinque fasi per i prodotti farmaceutici