I professionisti hanno gli studi nella Bat e nel Foggiano. L’accusa: rapporti opachi con gli informatori scientifici
Gazzetta del Mezzogiorno – 24 luglio 2020
Prescrizioni in cambio di regali o denaro, medicinali rivenduti in Albania o buttati e bruciati in campagna. Sono almeno dieci i medici indagati nella nuova Farmatruffa che la scorsa settimana ha visto il Nas dei
Le accuse, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa al Servizio sanitario, falso ideologico e corruzione. Al centro dell’inchiesta c’è Michele Salzo, un medico di Conversano che era già stato coinvolto nella Farmatruffa di 15 anni fa: condannato a sette anni in primo grado, sospeso per due volte, le accuse a suo carico sono poi state dichiarate prescritte ed è dunque tornato al lavoro.
A Salzo, per quanto emerge dai decreti di perquisizione notificati agli indagati, viene contestato di aver emesso ricette intestate a pazienti inconsapevoli, di aver ritirato personalmente i medicinali in farmacia e di averli venduti a un albanese o buttati via se di modico valore.
La gran parte dei medici sottoposti a perquisizione ha studi nella Bat (Barletta, Andria, Trani, Bisceglie) o nel Foggiano, l’area di competenza degli scientific informants finora coinvolti. In maggioranza si tratta di medici di base, ma tra loro c’è anche almeno uno specialista ambulatoriale.
I carabinieri, su ordine della Procura, hanno effettuato attraverso un consulente la copia forense dei telefoni cellulari e degli hard disk dei computer, oltre a sequestrare agende e altra documentazione negli studi e nelle abitazioni dei professionisti.
L’obiettivo è ricostruire gli (eventuali) rapporti con almeno tre rappresentanti farmaceutici che, sempre secondo l’accusa, avrebbero promesso regali e denaro in cambio delle prescrizioni di una serie di farmaci: ecco perché la Procura – oltre alle chat e alle mail – cerca da un lato gli elenchi delle prescrizioni effettuate da ogni singolo medico, dall’altro gli eventuali contratti di collaborazione stipulati dai medici con le case farmaceutiche.
Il danno ipotizzato a carico delle casse della Regione è, dal 2019 ad oggi, di circa 20 milioni di euro. La stessa Regione è in grado, tramite il cruscotto informatico, di monitorare quasi in tempo reale non solo la spesa farmaceutica complessiva ma anche quella per singola specialità medicinale e singolo medico.
Già da alcuni anni questo meccanismo viene utilizzato per tenere sott’occhio quello che accade con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, perché nei fatti il blocchetto delle ricette dei medici equivale a un libretto degli assegni: ferma restando la libertà di cura (su cui il medico è l’unico a potersi esprimere), la Regione interviene se le prescrizioni non rispettano le linee guida Aifa.
I Nas hanno acquisito dal dipartimento Salute della Regione proprio un elenco di questo genere: mostra le anomalie prescrittive registrate nei mesi dell’emergenza covid. Dati che ora potrebbero essere incrociati con quelli emersi dalle prime fasi dell’indagine.
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