Le "Giornate pediatriche d´inverno" sono un congresso medico in programma da quasi trent´anni a Madonna di Campiglio. I lavori iniziano ogni giorno alle 16, a impianti chiusi, e si concludono con la gara di sci fra i pediatri. «Non c´è nulla di male. Incentiva la partecipazione» fa notare un pediatra. Rispetto agli scorsi anni il clima dei convegni è migliorato, complice Mani Pulite. Oggi la presenza di un medico a un congresso pagato dall´industria è subordinata all´accettazione ministeriale, e questo esclude gli inviti alle mogli. Gli extra degli alberghi non sono più pagati (niente più saune e massaggi gratis) e i regali per legge devono essere solo simbolici (penne e oggetti da scrivania). Le ditte stesse in molti casi si sono dotate di codici etici.
«Ricordo in passato congressi su navi da crociera – dice Pietro Pietrini, biologo molecolare dell´università di Pisa – o colleghi che viaggiavano in Concorde». Oggi le case farmaceutiche rimborsano per lo più voli in classe economica e non prenotano alberghi con più di 4 stelle. La sera dopo cena organizzano visite ai musei, spettacoli o (nelle località più esotiche) serate con la danza del ventre. «Il clima è migliorato, ma molti congressi continuano ad assomigliare a bazar: pochi medici nelle sale e stand delle case farmaceutiche zeppi» racconta Giuseppe Novelli, genetista dell´università Tor Vergata, che prosegue: «In un congresso di dermatologia a Buenos Aires una ditta regalava dei trolley. C´erano i congressisti in fila dalle 8 del mattino. E quante creme di bellezza o novità per la depilazione finivano in quelle valigie». Mario Falconi della Federazione dei medici di medicina generale ricorda un convegno a Montecarlo: «In camera trovai un Rolex. Fu molto imbarazzante».
I medici italiani, a detta di molti protagonisti, ai congressi si presentano volentieri ma non brillano per attenzione alle relazioni scientifiche. Orlando, meta dei grandi appuntamenti, ha strutture ricettive per eventi da 20mila persone. Ma è pericolosamente vicina ai parchi Disney e Cape Canaveral. Badge elettronici per i congressisti e questionari finali per valutare l´attenzione prestata non bastano a popolare le relazioni scientifiche. All´università della California a San Francisco, lamenta nel 2003 un articolo del British Medical Journal, «ogni giorno all´ora di pranzo compare un banchetto di pasta o pizza sponsorizzato da una casa farmaceutica». E tra il 2000 e il 2003 «la spesa farmaceutica dell´università è cresciuta del 12%». La stessa rivista nel 2006 denuncia una cena offerta dalla Roche a 300 oncologi nel ristorante della Sydney Opera House: caviale, sashimi e vini francesi portarono il conto complessivo a 39mila euro, verificò il Journal.
Un´altra strategia delle case farmaceutiche consiste nell´offrire a un ospedale, un dipartimento universitario o allo studio di un medico di famiglia computer, stampanti o apparecchi diagnostici sotto forma di comodato d´uso. In alcuni casi i medici sono divisi in categorie: dai "grandi prescrittori di ricette" ai giovani con uno scarso "valore di mercato". Inviti ai congressi, richieste di consulenza, incarichi per condurre trials clinici, rimborsi per il reclutamento dei pazienti e compensi per le relazioni ai convegni variano a seconda della categoria cui un professionista appartiene. «Rimborsare un medico per un lavoro scientifico non è scorretto in sé – dice Francesco Violi del Policlinico Umberto I di Roma – ma andrebbe dichiarato. Invece da noi ricevere soldi da un´azienda è motivo di vergogna. E spesso si preferi
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