CHIETI – Tangenti all’Università. Tangenti per corrompere funzionari e ricercatori dell’ateneo D’Annunzio impegnati nella sperimentazione dei farmaci. Avrebbe pagato 92 mila euro di mazzette Tullio Raimondo Faiella, titolare di un’azienda di distribuzione farmaceutica (già coinvolto a Roma in uno scandalo da dieci milioni di euro per ricette false in cambio di sesso). Stavolta i soldi servivano per ottenere dal Cesi – istituto di ricerca scientifica dell’Università D’Annunzio finanziato dalla fondazione dell’ateneo – un parere favorevole sulla messa in commercio di un farmaco. 92 mila euro di soldi in nero divisi per tre ricercatori responsabili del centro di sperimentazione.
A denunciare la vicenda sono stati il rettore dell’ateneo D’Annunzio, Franco Cuccurullo, e il direttore generale, Marco Napoleone, che proprio oggi hanno inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Chieti, raccontando il fatto nei dettagli. "L’imprenditore – scrivono nell’esposto – si è presentato dieci giorni fa all’università e davanti a noi ha raccontato di aver pagato 92 mila euro di soldi in nero per la sperimentazione di un farmaco. Un racconto dettagliato dove ha precisato anche i nomi delle persone ha cui avrebbe versato i soldi in contanti". Cuccurullo e Napoleone nell’esposto citano i tre nominativi che avrebbero ricevuto rispettivamente tangenti da 50 mila, 25 mila e 17 mila euro in base al loro "peso" sulla riuscita della sperimentazione del farmaco.
Ma, nonstante il versamento di tangenti, il medicinale non avrebbe superato il vaglio dell’Aifa (l’agenzia italiana per il farmaco, organo del ministero della salute). "L’imprenditore ha raccontato che appena ricevuta la bocciatura dall’Aifa – scrivono rettore e dg nel documento inviato alla procura – ha preteso dai tre la restituzione del denaro, che poco dopo avrebbe ricevuto indietro solo in parte. A me e al rettore ha chiesto un risarcimento di 150 mila euro per il danno arrecatogli. Davanti alle obiezioni da parte del rettore Cuccurullo, Faiella ha ribattuto asserendo che quello delle tangenti era a sua avviso un sistema dentro l’università e dentro la fondazione dell’ateneo". "A quel punto ho inviato l’imprenditore a denunciare il fatto alla Procura competente – spiega ancora il direttore generale nell’esposto – ma la sua risposta è stata che con la denuncia non avrebbe certo ottenuto i fondi. La sensazione è stata come se volesse da noi i soldi persi".
Faiella nel 2008 fu coinvolto in una vicenda di sesso e soldi in cambio di ricette false. Secondo la procura di Roma ammontava a 10 milioni di euro la truffa al sistema sanitario nazionale per rimborsi illeciti di medicinali, scoperta dai carabinieri del Nas. Una novantina le persone coinvolte nell’inchiesta che, coordinata dalla Direzione Settore Antimafia, aveva portato all’arresto di 43 persone tra imprenditori, informatori scientifici, medici e farmacisti. Un sistema ben oleato quello smascherato dall’operazione "Apotheke", con ramificazioni, oltre che a Roma e nel Lazio, anche in Campania, Abruzzo, Sicilia e Sardegna.
A capo dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, c’era proprio Tullio Raimondo Faiella, napoletano di 48 anni, titolare di un’azienda di distribuzione di farmaci a Grottaferrata, nella zona dei castelli romani: gestiva una rete di 25 informatori scientifici che avevano il compito di corrompere medici e farmacisti per ottenere prescrizioni di medicinali di fascia A (completamente a carico del Ssn) in modo tale da incrementare le sue vendite in modo vertiginoso. Le ricette, intestate a pazienti inesistenti o presi a caso dall’elenco telefonico (tra cui figura anche un gruppo di suore di clausura), venivano poi consegnate a farmacisti spesso compiacenti per ottenerne i rimborsi. I medicinali andava