Le Regioni hanno investito una grande quantità di risorse per fronteggiare l’emergenza Covid e ora devono rientrare per non ritrovarsi a fare conti di fine anno con un dissesto finanziario non ripianabile con i consueti assestamenti di bilancio. Ci sono regioni che parlano di blocco delle assunzioni e tagli al SSR.
La Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha predisposto una nota per i Ministri competenti (Franco, Speranza, Gelmini) in cui vengono rilevate cricità relative all’ammontare ed all’utilizzo dei finanziamenti per la gestione emergenziale Covid-19 per l’anno 2021.
Le scelte organizzative, dice la nota, sono state assunte in un contesto di grave emergenza, in alcuni casi anche prima delle indicazioni nazionali, scontando i limiti derivanti dalla programmazione sanitaria degli anni passati che, in particolare in alcune realtà, anche per effetto dei piani di rientro, ha determinato una carente dotazione di personale, l’indisponibilità sul mercato del lavoro di determinate figure professionali sanitarie, una limitata dotazione di posti letto, una insufficiente assistenza territoriale.
Considerando che stiamo affrontando una fase eccezionale e non una gestione ordinaria, prosegue la nota, che nell’anno 2021 perdurerà per l’intera annualità, si ribadisce la necessità di rafforzare ulteriormente la flessibilità nell’utilizzo delle risorse emergenziali messe a disposizione di ogni singola Regione e Provincia autonoma affinché possano essere utilmente impiegate per copertura di tutte le spese sostenute per la realizzazione degli interventi destinati a fronteggiare l’emergenza Covid-19, superando i vincoli, le priorità e le limitazioni poste della normativa emergenziale.
Se alle mancate risorse stanziate dai provvedimenti normativi nell’anno 2021 si sommano le risorse del cd. Payback farmaceutico che sono state utilizzate dalle Regioni per far fronte alla copertura delle spese 2020 per la gestione emergenziale, complessivamente si rilevano minori risorse nell’anno 2021 per oltre 2,2 mld di euro rispetto all’anno 2020.
Il PNRR sanità
La missione 6 del PNRR prevede un finanziamento di 15,63 miliardi per la sanità (con le altre voci 20,22) e si articola in due componenti:
- Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale
- Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale.
Sottolineiamo come la prima sia destinata a rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie al potenziamento e alla creazione di strutture e presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), al potenziamento dell’assistenza domiciliare, allo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari.
Prima di investire però è necessario definire e attuare una riforma dei servizi sanitari di prossimità e definire strutture e standard per l’assistenza sul territorio. Il PNRR quindi illustra l’obiettivo di varare una riforma per perseguire una nuova strategia sanitaria, che consenta al Paese di conseguire standard qualitativi di cura adeguati, in linea con i migliori paesi europei e che consideri, sempre più, il SSN come parte di un più ampio sistema di welfare comunitario.
Nel 2027, quando finiranno le risorse del Recovery Plan, il piano di potenziamento dell’assistenza territoriale sarà a regime e dovrà marciare solo sulle gambe dei finanziamenti nazionali. A regime, il personale aggiuntivo delle Case della Comunità, dell’ADI (assistenza domiciliare integrata) e degli Ospedali di Comunità costerà circa 2,08 miliardi l’anno e ad oggi sarebbero coperti solo con circa 745 milioni dell’art. 1 del D.L 34/2020.
Il Piano di sostenibilità prevede risparmi annui pari a 1.182.674.115 euro ed un incremento del Fondo sanitario nazionale di 180 milioni di euro per una somma complessiva di risorse reperite pari a 1.362.674.115 euro a fronte della necessità di 1.339.218.742,
E’ evidente però che le risorse messe finora a disposizione, ben inferiori al definanziamento del SSN (stimato in 37 miliardi nel decennio 2010-2019), non saranno sufficienti per cambiare radicalmente il sistema sanitario.
Dall’esame dei documenti relativi al PNRR non emerge un reale potenziamento delle cure territoriali.
Per i MMG, che dovrebbero rappresentare il fulcro delle Cure Primarie, è previsto un decremento, da 42.000 nel 2020 a 35.300 nel 2027.
Per ogni Casa della Comunità è prevista la nuova assunzione di soli due infermieri. Il resto del personale sarà quello già esistente, che sposterebbe la sede di lavoro.
Dal 2027, una volta esaurito il Recovery Fund, si prevede di finanziare l’incremento dei costi del personale per Case della Salute, assistenza domiciliare, Centri di Coordinamento e Ospedali di Comunità con risparmi (tagli?) che dovrebbero realizzarsi nell’ambito del SSN (“Sustainability Plan”); risparmi improbabili. C’è tempo per trovare una soluzione, ma bisognerà pensarci almeno un anno prima per poter completare le procedure di assunzione del personale aggiuntivo necessario.
Risparmio sulla farmaceutica
Riduzione della spesa farmaceutica relativa a tre classi di farmaci ad alto consumo e con rischio di inappropriatezza
Una delle maggiori voci di spesa del SSN italiano è riconducibile alla spesa farmaceutica. Nel 2019 è stata calcolata una spesa farmaceutica complessiva di 30,8 miliardi di euro, di cui il 76,4% a carico del SSN. Nonostante le numerose indicazioni in letteratura che sottolineano l’importanza di razionalizzare la prescrizione di alcune classi di farmaci, sono ancora numerose le prescrizioni ad alto rischio di inappropriatezza in Italia.
Gli interventi previsti per il potenziamento dell’assistenza territoriale, finalizzati alla presa in carico del cittadino e la promozione dell’assistenza domiciliare, si tradurrà in una presa in carico integrata e continua del paziente e quindi anche in una razionalizzazione delle prescrizioni farmaceutiche, in particolare di quelle classi di farmaci caratterizzati da elevato consumo e rischio di inappropriatezza, come gli antibiotici, antiulcera e cardiovascolari.
La riduzione dei costi relativi alla riduzione dei consumi dei farmaci delle tre classi sopra menzionate (antibiotici, antiulcera e cardiovascolari) è stata stimata determinando la mediana della spesa farmaceutica tra Regioni italiane e calcolando la differenza tra i consumi delle Regioni con valori maggiori della mediana e la mediana stessa, per un totale di euro 329.000.000.
Conf. Regioni Nota Commissione Sanità