Per fare fronte alla crescita esponenziale della spesa sanitaria nel nostro Paese è meglio l’uovo oggi o la gallina domani? In altre parole gli amministratori pubblici farebbero meglio ad adottare misure che attuino un contenimento immediato deficit o dovrebbero invece prevedere investimenti a breve termine finalizzati ad ottenere un significativo risparmio a lungo termine? La questione è complessa e ampiamente dibattuta. Uno degli ultimi casi che ne ha riproposto l’attualità è rappresentato dalla malattia da reflusso gastroesaofageo. Soltanto in Italia ci sono almeno 529.000 pazienti che ne soffrono e che non vengono trattati con i farmaci adatti in nome del risparmio. La denuncia arriva dal rapporto internazionale Europe’s Lost Patients, redatto da esperti clinici ed economisti della London School of Economics, insieme a Marcello Tonini del Dipartimento di Medicina Legale, Scienze Forensi e Farmacotossicologiche dell’Università di Pavia e a Josep Darba del Dipartimento di Economia dell’Università di Barcellona. Lo studio Europe’s Lost Patients sostiene che il costo medio annuale per paziente con MRGE è pari a 242.00 euro e tale cifra raddoppia con il peggioramento della malattia in caso di non adeguato controllo farmacologico della stessa. In Italia attualmente, in otto regioni, il “prezzo di riferimento” è quello del lansoprazolo generico, al quale si sono recentemente uniformati anche l’omeprazolo e il pantoprazolo: la differenza di costo con qualsiasi altro inibitore della pompa protonica eventualmente prescritto dal medico è a carico del paziente. Il medico può ottenere, per il suo paziente, la rimborsabilità della prescrizione di un inibitore della pompa protonica diverso dai tre descritti in precedenza solo indicandone la specifica necessità. Pertanto le misure di limitazione prescrittiva colpiscono in particolare gli inibitori della pompa protonica più potenti, quelli di seconda generazione ancora coperti da brevetto, ostacolando così l’individuazione della terapia più adeguata ai bisogni di ogni singolo paziente. Teoricamente il problema sarebbe facilmente risolto garantendo la rimborsabilità dei farmaci più evoluti a tutti i pazienti. Ma come farebbero gli amministratori di quelle regione fortemente gravate da deficit sanitari a risanare i loro bilanci entro la fine della legislatura? Come farebbe una maggioranza politica a riproporsi al corpo elettorale con i conti regionali in disordine e un probabile aumento delle imposte a carico dei cittadini adducendo come pretesto che tale strategia porterà a dei risparmi in futuro? Certamente i cittadini non capirebbero e valuterebbero solamente il maggior carico fiscale con un conseguente giudizio negativo su chi li ha amministrati per cinque anni. Per questo il problema del contenimento della spesa sanitaria con politiche di economia sanitaria efficaci a lungo termine è difficilmente affrontabile da chi si deve sottoporre al giudizio degli elettori. E tutto inevitabilmente ricadrà sulle spalle delle generazioni future…
Source: http://www.sanitanews.it/editoriale.php?id=56
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