I farmaci che scadranno di brevetto entro l’anno sono 14 e assieme totalizzano una spesa di circa un miliardo di euro. Una cifra che, secondo Assogenerici, potrebbe dimezzarsi quando sul mercato faranno la loro comparsa le versioni generiche di questi “originator”. Ma gli ospedali non sembrano mostrare particolare sensibilità per i risparmi garantiti dagli unbranded, come dimostra il caso dell’imatinib: è uno dei primi farmaci anticancro “intelligenti” ad aver perso la copertura brevettuale, a fine 2016, e il generico è disponibile dallo scorso marzo. «Il costo di un
Calcolare il mancato risparmio non è difficile, considerato che il Italia circa 10mila pazienti risultano in cura con il farmaco. Finora, però, hanno bandito gare per sfruttare le potenzialità del generico soltanto Lazio, Sicilia, Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Veneto e Piemonte. Situazione simile per l’antiepilettico pregabalin, il cui mercato vale 150 milioni di euro. I suoi generici sono in commercio dal settembre del 2015, ma finora sono state vendute appena 500mila confezioni, per una spesa di 4 milioni. Numeri che fanno sbalordire, soprattutto a tenere presente i dati dell’anno in corso sulla spesa farmaceutica ospedaliera, che a dicembre farà registrare un altro “sfondamento-monstre”.
Tra gli altri farmaci i cui brevetti sono scaduti o in scadenza, due sono in classe C (tadalafil per le disfunzioni erettili e l’antiallergico olopatadina cloridrato), due in H (l’immunosoppressivo abatacept e l’antibiotico ertapenem) e tutti gli altri in Classe A, ossia rimborsati dal Ssn. Tra le molecole di largo consumo ci sono la rosuvastatina sale di calcio (mercato di oltre 280 milioni), seguita dalla dutasteride utilizzata per l’iperplasia prostatica benigna (oltre 160 milioni) e l’antipertensivo olmesartan medoxomil (quasi 300 milioni).
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