18 Giugno 2012 – 18:58
(ASCA) – Roma, 18 giu – L’industria farmaceutica italiana, ”il gigante del farmaco” (318 imprese nel Paese, un valore della produzione di oltre 25 miliardi nel 2011 e 65mila addetti diretti e quasi altrettanto nell’indotto), e’ in difficolta’ dopo i continui tagli alla spesa pubblica in Italia. Per un settore che vede cinque regioni dominare in quanto a peso occupazionale (Lombardia in testa, seguita da Lazio, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto) il barometro dei primi quattro mesi del 2012 segna, infatti, cattivo tempo dopo un 2011 gia’ in fase stagnante.
L’allarme arriva dal Rapporto24/Impresa ”Industria farmaceutica” in uscita domani sul Sole 24 Ore nel dorso Impresa&Territori.
La produzione e’ scesa, a un terzo dell’anno, del 6,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2011, segno che il mercato interno e’ in frenata e che neanche l’export (il polmone che negli ultimi anni ha dato ossigeno al settore, con un peso sul fatturato che vale il 61 per cento) riesce piu’ a compensare. La situazione e’ difficile per il comparto anche perche’ le politiche nazionali hanno prodotto in questi anni tagli su tagli. Manovre a ripetizione, che in cinque anni, hanno scaricato in vario modo riduzioni per 11 miliardi sul settore che ora si appresta ad affrontare un’ulteriore potatura da un miliardo, in applicazione della manovra dell’anno scorso, ma anche sull’onda della spending review che il governo ha in preparazione.
Il settore patisce, pero’, altri fattori critici. Come la tipicita’ del sistema politico italiano e, di riflesso, di quello normativo, figlio delle scelte – e delle non scelte – della politica e dei Governi di circostanza. Pochi dati: i tempi biblici per l’accesso ai nuovi farmaci, che arrivano a 500 giorni. O i ritardi di pagamento da parte del servizio sanitario: 251 giorni in media, ma con punte che arrivano a 740 in Calabria.
Quali strategie adottare? Nell’analisi di Stefano da Empoli, Presidente dell’Istituto per la competitivita’, nel Rapporto24/Impresa sull’industria farmaceutica, ecco tre proposte minime, ma realizzabili subito. ”Se non potranno essere azzerati gli ulteriori tagli previsti (che vanno ad aggiungersi a un calo superiore al 25% nell’ultimo decennio), questi potrebbero almeno essere contenuti, operando su una rimodulazione complessiva degli attuali tetti alla spesa.
Inoltre, si dovrebbe migliorare l’accesso ai farmaci innovativi, portandolo almeno in linea con la media europea, con beneficio dei pazienti e non solo delle imprese, e ridurre i tempi medi di pagamento, che rischiano di strozzare un settore che, per il 70% del mercato domestico, ha come pagatore le amministrazioni pubbliche.
Senza questo pacchetto minimo di misure e un quadro di regole piu’ stabile che in passato, si corre il serio rischio che ad occuparsi di farmaceutica nel nostro Paese nei prossimi anni saranno piu’ gli storici che gli economisti”.
E il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, dal canto suo lancia un allarme sulle ricadute dell’attuale situazione sugli investitori esteri: ”Vedono l’Italia come un Paese che non da’ accesso, che ha prezzi piu’ bassi e tetti di spesa per prodotto, che chiede ripiani, che cambia le reg