Ed: Grande clamore e sdegno aveva suscitato la delibera dell’INPS, firmata direttamente dal presidente Tito Boeri a marzo 2018, che introduceva per la prima volta da quest’anno le prestazioni per malattia negate e invalidità revocate tra i criteri di valutazione utili alla retribuzione di risultato dei medici, senza per altro far riferimento a quelle indebitamente riconosciute.
“Questo incentivo, se confermato, è un’aberrazione per la professione medica e segna il tradimento di principi costituzionali. I medici non ne tengano conto”, il giudizio di Filippo Anelli, presidente FNOMCeO che continua: “Non siamo i medici dello Stato ma del cittadino. Questo incentivo, se confermato, è un’aberrazione per la professione medica e segna il tradimento di principi costituzionali. Chiunque debba valutare, sappia che siamo contrari”, e conclude “il medico non si compra”.
“Non si può anteporre il diritto del cittadino a un pur ragionevole incentivo del medico. Le due cose non possono essere confliggenti. Puoi chiedere al medico di essere più efficiente sugli aspetti gestionali e operativi del suo lavoro, ma non agendo sul merito delle loro decisioni. Non puoi svendere per qualche euro in più in busta paga l’autonomia di pensiero e di giudizio professionale”.
Gli “incentivi” da parte di ASL o SSR ai medici che risparmiano sulle prescrizioni di farmaci o esami diagnostici sono esattamente la stessa cosa. Lo sa la popolazione che si risparmia sulla loro salute? Che ne sarebbe del rapporto di fiducia?
Il giudizio del Presidente dell’Ordine, Anelli, si applica anche a questi aspetti. Lo condividiamo pienamente senza altro aggiungere e apprezziamo che finalmente qualcuno si ponga il problema. Meglio tardi che mai! Si spera che anche questo quesito non cada nel vuoto.
Codice Deontologia Medica
Article 31
Accordi illeciti nella prescrizione
Al medico è vietata ogni forma di prescrizione concordata che possa procurare o procuri a se stesso o a terzi un illecito vantaggio economico o altre utilità.
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SPENDING REVIEW, SMI: SBAGLIATA E INEFFICACE E DA MODIFICARE LA NORMA SUI FARMACI GENERICI. NESSUN RISPARMIO E POCA CHIAREZZA SULLE RESPONSABILITÀ LEGALI DELLA PRESCRIZIONE
MARIA PAOLA VOLPONI: “SERVE CON URGENZA UN TAVOLO DI CONFRONTO PER DEFINIRE BENE I CONFINI TRA LIBERTÀ PRESCRITTIVA, QUALITÀ DELL’OFFERTA, RUOLO DEL FARMACISTA. L’OBIETTIVO È LA TUTELA DELLA SALUTE DEI CITTADINI, COSÌ MESSA A RISCHIO”
Il Sindacato dei Medici Italiani, con una nota, critica l’inserimento nell’iter di conversione del decreto legge sulla Spending Review di una norma che obbliga a prescrivere i farmaci generici quando un medico, “curi un paziente, per la prima volta, per una patologia cronica, ovvero per un nuovo episodio di patologia non cronica”.
Per Maria Paola Volponi, responsabile nazionale dello Smi per la medicina generale, il provvedimento è «sbagliato e inefficace». «Che senso ha questa norma – spiega – non produce risparmi allo Stato. E quindi perché viene inserita in una manovra di revisione della spesa? Infatti le leggi vigenti stabiliscono una quota fissa rimborsata dal SSN. Il costo maggiore è a carico del paziente, qualora questo decida di scegliere il farmaco di marca eventualmente prescritto del medico curante».
«Così – continua – si interviene in modo maldestro sulla libertà prescrittiva dei medici e sulla gestione della salute dei cittadini. E anche se in questo caso, a differenza di precedenti tentativi analoghi, si restringe il campo alla cura “di un paziente, per la prima volta, per una patologia cronica, ovvero per un nuovo episodio di patologia non cronica”, rimane irrisolto il nodo della qualità dei generici e quello della responsabilità legale. Non è vero, infatti, che i generici sono tutti equivalenti. E non è per nulla chiaro cosa succede nel caso che il farmaco produca, per esempio, una crisi anafilattica al paziente. La responsabilità è del farmacista che sceglie di fatto il generico o del medico che ha solo indicato il principio attivo? Ci sono già state, è bene segnalarlo, diverse controversie in tal senso».
«Inoltre – sottolinea Volponi – che senso ha, mettere continuamente in discussione la buona fede dei medici di famiglia che prescrivono secondo “scienza e coscienza”, conoscendo il paziente, i suoi problemi e che sanno riconoscere qual è il farmaco più adeguato per la sua malattia, che sia griffato o generico».
«Infine – aggiunge la dirigente Smi – perché non guardiamo ad altri modelli, prendendo come riferimento, per esempio, la definizione di una lista certificata di farmaci generici come è l’Orange Book negli Stati Uniti.
«Chiediamo che si modifichi la norma – conclude Volponi – e considerando che sicuramente verrà approvata con il voto di fiducia, invitiamo il ministro Balduzzi a convocare urgentemente un tavolo per trovare le soluzioni legislative più adeguate alla soluzione delle criticità avanzate da tutta la categoria medica».