La illuminazione domestica e il riscaldamento (o la climatizzazione) accesi per molte ore al giorno, un pranzo in più ( e una lavastoviglie) in casa, inoltre la corrente per alimentare pc, monitor e altri strumenti di lavoro. Tra luce e gas chi lavora da remoto rischia di pagare circa 800 euro all’anno di aumento in bolletta. Un cambio di abitudini che ci obbliga a fare molta più attenzione ai consumi quotidiani.
Per la pandemia e per le tante trasformazioni del mondo lavorativo lo smart working si è diffuso in larga misura e, anche se lavorare da casa ha i suoi vantaggi, con l’energia elettrica alle stelle e le previsioni per l’inverno ulteriormente incerte, ci si chiede quanto questo contribuisca a rendere più salate le nostre bollette.
Ecco dunque perchè Other consumption prova a fare un calcolo, basato sui costi attuali di luce e gas, nel quale prende a modello due tipi di famiglia, con un membro (uno solo o alternandosi con l’altro) che svolge la sua attività in casa per tutta la settimana:
- una famiglia di due persone, senza figli, che vive in un appartamento con potenza di contatore di 3 kW e riscaldamento autonomo
- una famiglia di tre persone, due genitori e un ragazzo che rientra a casa dopo la scuola. Anche in questo caso contatore di 3 kW e riscaldamento autonomo.
Se non facessero smart working queste due famiglie avrebbero un consumo medio annuo di 1.900 kW la prima e 2.700 kW la seconda, ovvero consumi elettrici molto vicini a quelli della media delle famiglie italiane.
Stando a casa si consuma di più. La luce, specie nelle buie giornate invernali ed autunnali, potrebbe stare accesa quasi tutto il giorno (28 kWh annui in più). Si aggiunge il pranzo e quindi un maggiore utilizzo della lavastoviglie, si stima di passare da 4 a 5 lavaggi settimanali (circa 40 kWh), più o meno 26 euro l’anno. Ma il vero incremento dei consumi elettrici si ha quando consideriamo l’utilizzo del climatizzatore nei mesi estivi e sempre più caldi (circa 180 kWh all’anno). Si sono stimati anche maggiori consumi diffusi, ossia tante fonti difficili da mappare e definire singolarmente, dovute alla semplice permanenza di una o due persone in casa tutto il giorno (incremento del 5% rispetto ai consumi di partenza, circa 95 kWh per due persone e 135 kWh per tre persone). Inoltre, fondamentale, il consumo per gli strumenti di lavoro (pc stampante monitor o altro, circa 130 kWh).
Se si sommano tutti i kWh gli incrementi di energia elettrica risultano considerevoli ( 433 kWh per due persone e 473 per tre persone), pari al 19-23% dei consumi di base. Come se si aggiungessero due o tre mesi. La variazione, ai prezzi attuali, si può quantificare in 298 euro per due persone e 323 euro per tre persone.
Per quanto riguarda i consumi di gas bisogna considerare che, per lavorare agiatamente in casa, le temperature non possono essere impostate al di sotto di una soglia ragionevole (compatibile con le indicazioni del decreto riscaldamento), diciamo tra i 19 e 20°. Gli incrementi potranno essere dunque di 165 metri cubi annui per entrambe i profili e dunque del 15% rispetto al basale (1.400 metri cubi), ai quali aggiungere anche il consumo (più contenuto) per cucinare il pranzo (circa 18-20 metri cubi).
L’effetto economico sulla bolletta del gas risulta di 476 euro l’anno, ovvero il consumo di una mensilità invernale in più. Quindi tra luce e gas un incremento di circa 800 euro l’anno.
Ci sono anche capitoli sui quali lo smart working consente invece di risparmiare: il carburante per l’auto, i mezzi pubblici per gli spostamenti più lunghi, la lavanderia o l’assistenza di una babysitter, i buoni pasto che potranno essere impiegati per fare la spesa al supermercato.
Ma quali provvedimenti sono stati assunti dalle aziende per venire incontro alle difficoltà da caro-vita che stanno affrontando i loro lavoratori dipendenti? E’ possibile che qualcuna abbia aperto la possibilità di includere le spese delle utenze domestiche nel welfare aziendale e qualche altra sia in attesa di chiarimenti operativi da parte della Agenzia delle Entrate.
In merito si è pronunciato infatti il Decreto Aiuti-bis, il quale ha disposto un incremento consistente della soglia di esenzione annua per i fringe benefits assegnati ai dipendenti. Questi passano da 258,23 a 600 euro includendo, per la prima volta, le somme per le utenze domestiche sostenute dai lavoratori.