Silvio Garattini al Salvagente: too often there is a lack of evidence on the effectiveness of drugs

GARATTINI: “UN BUSINESS CON TROPPE OMBRE”

Inutili e dannosi. Il rapporto tra rischi e benefici nell’uso di molti medicinali è decisamente sbilanciato a favore dei primi: non curano e anzi rischiano di far ammalare i pazienti. È il contenuto dell’inchiesta di copertina del Salvagente che torna in edciola proprio con la black list dei 70 farmaci da evitare. Ma non solo. Nella lunga inchiesta che trovate sul mensile anche un lungo servizio su come Big Pharma faccia durare meno i propri farmaci, accorciando la scadenza e costringendoci spesso a buttarli e ricomprarli.

Ne abbiamo parlato Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, che già da tempo denuncia il business dei “farmaci inutili” in commercio in Italia.

Professor Garattini, lei ha affermato che molti farmaci messi in commercio in Italia sono inutili: in che senso?
Nel senso che rappresentano delle copie o che in molti casi non sono disponibili dati per stabilire se siano migliori o peggiori di quelli già esistenti per le stesse indicazioni. Basti pensare a tutto il gruppo dei farmaci ipoglicemizzanti o al grande numero di farmaci antidepressivi.

Gli eccipienti differenti possono giustificare l’acquisto di un farmaco nuovo rispetto al vecchio con lo stesso principio attivo?
Gli eccipienti sono certamente importanti, ma non c’è nessuna ragione per ritenere che quelli dei nuovi farmaci siano più tossici o allergizzanti dei vecchi farmaci. Fra l’altro spesso non sono differenti.

Farmaci con efficacia assimilabile hanno prezzi molto diversi tra di loro. I produttori si difendono dicendo che ciò è dovuto agli alti costi di ricerca. È vero ed è sempre così?
Non è affatto vero. I prezzi dovrebbero essere fissati in rapporto all’efficacia, ma se non si fanno studi comparativi è difficile stabilire quale sia l’efficacia di un nuovo farmaco rispetto ai vecchi prodotti disponibili. In particolare il Ssn visto che spende soldi pubblici dovrebbe essere molto più attento a recepire solo i prodotti per cui esiste un vantaggio nel rapporto costi-benefici. Quando per una determinata indicazione, ad esempio gli antipertensivi, esiste un prodotto ancora coperto da brevetto ad un prezzo molto più alto dei prodotti generici, si dovrebbe procedere ad una riduzione del prezzo.

Esiste una questione legata allo spreco dovuto ai blister non dimensionati alle prescrizioni? E come si potrebbe risolvere?
È da molto tempo che si richiede di avere confezioni adeguate alle prescrizioni, ma gli interessi economici rischiano sempre di prevalere. Se le confezioni non sono adeguate si vende di più!

È vero che molti farmaci hanno una data di scadenza troppo ravvicinata alla produzione sulla confezione e dunque vengono buttati inutilmente?
In linea generale si tratta sempre di anni e quindi si butta solo ciò che avanza per il fatto che non si usa tutto il contenuto.

Farmaci inutili e dannosi: ecco la lista nera in edicola con il Salvagente

Inutili e dannosi. Il rapporto tra rischi e benefici nell’uso di molti medicinali è decisamente sbilanciato a favore dei primi: non curano e anzi rischiano di far ammalare i pazienti. È il verdetto che arriva dall’autorevole to prescribe, la rivista indipendente francese di informazione scientifica sui medicinali.

Nell’ultimo report datato febbraio 2017 è stata aggiornata la black list e passati al setaccio 91 principi attivi per i quali, i base agli studi clinici e ai bugiardini, è stata valutata l’efficacia e il rapporto tra la capacità di curare e gli effetti indesiderati – spesso gravi se non gravissimi – associati alla terapia con un determinato farmaco. Giunta al quinto anno di pubblicazione la nuova lista nera di Prescrire ha passato in rassegna 91 molecole autorizzate nell’Unione europea: nel numero in edicola del Salvagente abbiamo riportato la lista completa dei 71 farmaci in vendita nel nostro paese e, laddove possibile, vi indichiamo anche i medicinali alternativi che non hanno – o hanno meno – impatto sulla salute . Per ciascuno di essi indichiamo i rischi, i motivi per i quali sono ritenute poco o affatto efficaci e, quando è presente, l’alternativa consigliata dagli esperti di Prescrire.

Una galleria di orrori

L’elenco delle controindicazioni è davvero lungo e scorrendo la black list ci si addentra in una vera e propria galleria degli orrori. Ci sono gli anti-infiammatori che espongono il paziente al rischio di malattie cardiovascolari, gli antibiotici che, pur funzionando meno di altri appartenenti alla stessa classe farmacologica, sono accusati di favorire l’epatite.

Non mancano gli antidepressivi la cui efficacia, al di là dell’effetto placebo, non è stata provata mentre sono noti i “pensieri suicidi” che possono far insorgere nel paziente. Come anche le sostanze psicotrope impiegate per contrastare l’eiaculazione precoce che, oltre a “ritardare” poco, quindi a non essere efficaci per lo scopo per le quali sono assunte, favoriscono l’irascibilità nel soggetto e lo espongono alle sincopi. Per non parlare di medicinali molto costosi come quelli oncologici: per molti farmaci usati nella chemioterapia non è stata mai provata la capacità di allungare la vita del malato mentre ad essi sono associate gravi reazioni, quali trombosi, perforazioni gastrointestinali, danni neurologici e quant’altro possa esserci di pericoloso. Insomma esistono prescrizioni che oltre a non “funzionare” possono aggravare lo stato di salute del malato.

Tra i farmaci già segnalati come pericolosi, precisano da Prescrire, pochissimi sono stati ritirati dal mercato. La gran parte è ancora lì, autorizzata dalle autorità sanitarie e dispensata a una popolazione all’oscuro di tante gravi minacce.

Alla larga dai Fans

Nelle schede pubblicate nel numero in edicola, quando presenti sul mercato, abbiamo riportato anche le alternative ai farmaci “inutili e dannosi”. In alcuni casi è molto difficile “convincere” il medico o lo specialista ad optare per un medicinale diverso da quello indicato nella terapia. I motivi possono essere tanti, non dimentichiamoci anche che i camici bianchi possono essere condizionati dall’industria farmaceutica anche solo perché non ci sono informazioni indipendenti e facilmente raggiungibili.

Discorso diverso per i prodotti venduti senza ricetta, pagati di tasca nostra e magari pubbliccizzati da spot dove l’avvertenza “può avere effetti collaterali anche gravi” è un trascurabile dettaglio di un messaggio che esalta il bene cioè sui sintomi. In molti casi si scopre che questi medicinali sono completamente inutili, come accade per gli sciroppi mucolitici contro la tosse, o che esistono delle alternative meno “problematiche”, è il caso del Diclofenac il principio attivo del Voltaren e di altri simili. In questa categoria a finire sotto accusa sono soprattutto i diffusissimi Fans, gli anti-infiammatori non steroidei, per molti dei quali l’efficacia clinica non è stata dimostrata se non come effetto placebo mentre noti e ben più pericolosi sono gli effetti indesiderati che spaziano dall’infarto alla trombosi. L’Italia risulta tra i primi paesi al mondo per “consumo” di Fans e secondo i dati del ministero della Salute ogni anno spendiamo 500 milioni di euro per acquistare questi medicinali, circa 8,55 euro a italiano. Soldi buttati visto che, secondo uno studio condotto in Australia dal George Institute for Global Health di Sidney, i Fans sarebbero efficaci solo in un paziente su sei. Le alternative più efficaci e meno rischiose? Per Prescrire in prima battuta farmaci a base di paracetamolo e quando non è sufficiente meglio puntare sull’ibuprofen (Brufen o altri) e naproxene (Naprosyn o altri) alle dosi minime e per il più breve tempo possibile. retefin – 24/02/2017

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