Come sempre i risultati delle indagini dipendono dai criteri utilizzati. La prima classifica, quella che ci assegna il 2° posto al mondo, è dell’Oms, che in un’ottica mondiale, prende in considerazione gli aspetti veramente importanti per la salute pubblica: mortalità, qualità delle cure, percentuale dei cittadini che hanno accesso alle cure. In questo sicuramente siamo bravi: il servizio sanitario fa certamente il proprio dovere. Ciò detto, sarebbe bene però non buttare nel cestino la seconda indagine, che ci indica, se non altro, quello in cui possiamo migliorare. In questo caso si tratta di un’indagine annuale europea condotta da un organismo che si chiama Euro Health Consumer Index che misura il livello di assistenza sanitaria nell’Ue. Già si coglie la differenza: il punto di vista è quello del paziente "consumatore" e l’obbiettivo è quello di misurare non l’eccellenza medica, ma più in generale l’"assistenza". La classifica è compilata dando un voto da 1 a 3 (carente-medio- buono) a ciascuno dei 29 Paesi, per una serie di parametri. È quindi interessante andare a vedere dove l’Italia si merita dei brutti 1, che compromettono il voto finale. Nell’indagine, per esempio, risultiamo carenti o medi, in 7 dei 9 parametri usati nel misurare il livello dell’informazione ai pazienti e dei loro diritti: becchiamo un votaccio per il fatto che le associazioni dei pazienti non sono coinvolte nelle decisioni , perché i pazienti sono poco difesi di fronte agli errori dei medici, perché non ci sono misurazioni della qualità delle cure, perché c’è scarso accesso alle informazioni via telefono o Internet. Tutti temi che, come sa chi ci segue, ci sono cari. Altro capitolo nero riguarda, e non è una sorpresa, le code: tre 1 e due 2 nelle cinque liste d’attesa prese a parametro. Da segnalare, infine, tra gli altri, il voto minimo all’odontoiatria pubblica. Proprio questa settimana il ministero della Salute ha celebrato con orgoglio il trentesimo anniversario della Servizio sanitario italiano. Giusto: la sanità dei medici mostra certamente di funzionare. Ora occorre darsi da fare perché funzioni anche la sanità dei pazienti. Corriere della Sera del 07/10/2007
HEALTH SERVICE: ARE WE SECOND OR EIGHTEENTH?
Come sempre i risultati delle indagini dipendono dai criteri utilizzati. La prima classifica, quella che ci assegna il 2° posto al mondo, è dell’Oms, che in un’ottica mondiale, prende in considerazione gli aspetti veramente importanti per la salute pubblica: mortalità, qualità delle cure, percentuale dei cittadini che hanno accesso alle cure. In questo sicuramente siamo bravi: il servizio sanitario fa certamente il proprio dovere. Ciò detto, sarebbe bene però non buttare nel cestino la seconda indagine, che ci indica, se non altro, quello in cui possiamo migliorare. In questo caso si tratta di un’indagine annuale europea condotta da un organismo che si chiama Euro Health Consumer Index che misura il livello di assistenza sanitaria nell’Ue. Già si coglie la differenza: il punto di vista è quello del paziente "consumatore" e l’obbiettivo è quello di misurare non l’eccellenza medica, ma più in generale l’"assistenza". La classifica è compilata dando un voto da 1 a 3 (carente-medio- buono) a ciascuno dei 29 Paesi, per una serie di parametri. È quindi interessante andare a vedere dove l’Italia si merita dei brutti 1, che compromettono il voto finale. Nell’indagine, per esempio, risultiamo carenti o medi, in 7 dei 9 parametri usati nel misurare il livello dell’informazione ai pazienti e dei loro diritti: becchiamo un votaccio per il fatto che le associazioni dei pazienti non sono coinvolte nelle decisioni , perché i pazienti sono poco difesi di fronte agli errori dei medici, perché non ci sono misurazioni della qualità delle cure, perché c’è scarso accesso alle informazioni via telefono o Internet. Tutti temi che, come sa chi ci segue, ci sono cari. Altro capitolo nero riguarda, e non è una sorpresa, le code: tre 1 e due 2 nelle cinque liste d’attesa prese a parametro. Da segnalare, infine, tra gli altri, il voto minimo all’odontoiatria pubblica. Proprio questa settimana il ministero della Salute ha celebrato con orgoglio il trentesimo anniversario della Servizio sanitario italiano. Giusto: la sanità dei medici mostra certamente di funzionare. Ora occorre darsi da fare perché funzioni anche la sanità dei pazienti. Corriere della Sera del 07/10/2007