Medici di famiglia quasi senza strumenti terapeutici contro Covid-19. Ma non basta: in pratica, anche l’informazione sui pochi farmaci oggi utilizzati contro la malattia viene loro ‘negata’, visto che alle aziende farmaceutiche a cui, con una serie di regole, è in fondo delegata gran parte dell’informazione sulle specifiche molecole, non è consentito informare i camici bianchi che non possono prescriverle. Lo denuncia Silvestro Scotti.
«Arriviamo così all’assurdo che io posso andare a visitare un paziente a casa, rischiando anche la vita, ma non ho nulla da prescrivergli e non ho informazioni su eventuali terapie prescritte in ospedale», spiega all’Adnkronos Salute Scotti, ricordando che «al momento la situazione è questa», anche se si continua a indicare nel medico di famiglia e nel territorio la soluzione per una più efficace risposta al controllo della pandemia.
L’informazione su farmaci che non sono nella disponibilità del medico di famiglia attualmente «è lasciata alla libera iniziativa e alla buona volontà del collega, che deve autonomamente cercarle. Il pubblico offre poco in questo senso, non c’è un investimento serio sulla formazione dei medici del territorio sulle terapie che non prescrivono. Non ci sono alternative concrete pubbliche».
Tutto questo, non riguarda solo Covid, ma «è conseguenza di una norma che non consente ai medici di avere abbastanza dati anche sui farmaci usati in oncologia o nei piani terapeutico per diabete o Bpco. Ed è illogico, perché il medico di famiglia, in questo modo, non può nemmeno essere di supporto al paziente per eventuali effetti avversi».
‘Nelle manì del medico di famiglia c’è ben poco per quanto riguarda le cure anti.Covid. «Dopo il blocco dell’idrossiclorochina, in una prima fase usata off label – spiega Scotti – non possiamo prescrivere quasi nulla direttamente. Attraverso un percorso di farmacia ospedaliera possiamo utilizzare antiretrovirali, ma ci sono regole diverse da Regione a Regione, ed eparine».
Source AdnKronos del 15 luglio 2020