Cosa centrano i bancari con gli ISF? Niente. Ma vagamente, sarà per mania di persecuzione o paranoia, ci ricordano qualcosa …
«Ci sono più poltrone e filiali che nel resto del mondo». E ancora: «I lavoratori bancari diventeranno 150mila in dieci anni». Oggi sono 300mila.
Sono queste frasi, pronunciate dal presidente del Consiglio Matteo Renzi al Forum Ambrosetti di Cernobbio, ad aver provocato la ferma reazione dei sindacati dei bancari: «Un’affermazione che merita una sola risposta: sciopero generale» hanno dichiarato in una nota unitaria i segretari generali dei sindacati del settore bancario, Fabi, First/Cisl, Fisac/Cgil, Sinfub, Ugl/Credito, Uilca e Unisin. «Il premier – hanno osservato – prima di fare queste dichiarazioni, che rischiano di destabilizzare l’intero settore, aveva l’obbligo di consultare le parti sociali (Abi e Sindacati), fare valutazioni di opportunità. La sua analisi si basa invece sul fatto che sua moglie usa lo smartphone invece di recarsi allo sportello bancario. Con il più bieco populismo dichiara che bisogna ridurre gli occupati (ma un presidente del Consiglio non deve pensare a come incrementare l’occupazione visto anche gli esiti negativi del Jobs Act?), ridurre il numero delle filiali, aggregare le banche e che la politica deve stare fuori da questi processi».
In realtà la reazione dell’Abi è molto più morbida: «Nessuno ha mai negato la necessità di cambiamenti – ha detto Eliano Omar Lodesani, presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro dell’Abi, «sul cosa fare tutte le parti sono più o meno d’accordo. Sul come fare la situazione è più complessa anche perché le banche sono tutte diverse e in concorrenza fra loro. Ad esempio circa i modelli commerciali e di servizio i punti di vista sono necessariamente diversi, perché ogni singola banca ha il diritto di sviluppare quello che reputa più adeguato al proprio futuro». «L’Abi – ha continuato – è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo Patto sociale, che permetta a uno dei settori più vitali del nostro Paese, di continuare sempre più a operare per il bene comune», conclude.
In realtà, dalla maggioranza arrivano delle frenate su quello che viene definito un fraintendimento: «Le nostre economie, in questi anni, sono state condizionate dall’agire di strapagati banchieri, spesso disinvolti e spregiudicati, e non dal costo del lavoro di bancari che, da lavoratori subordinati, eseguono semplicemente le direttive del loro datore di lavoro» ha affermato il deputato del Pd Dario Ginefra. Mentre fonti di Palazzo Chigi hanno sottolineato come non ci sia nessuna ipotesi di dimezzare i bancari entro dieci anni. Il governo, viene spiegato, si pone piuttosto l’obiettivo di ridurre i cda pleonastici e le poltrone dei cda, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. Non vuole dimezzare i bancari, la preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del governo.