(AGENPARL) – Roma, 13 mag 2017 – Negli ultimi tre mesi le forze dell’ordine hanno portato all’attenzione della cronaca parecchie indagini su truffe ai danni del Servizio sanitario nazionale e dei cittadini. Oggi il periodico di settore Doctor 33 dedica l’home page agli ultimi arresti di Parma intervistando Luca Pani, ex dg Aifa. Dopo il parere contrario alla richiesta di patteggiamento di Vannoni per la vicenda Stamina e l’allarme di oltre tre anni fa sul calo delle vaccinazioni antimorbillo, a quanto parte Aifa ci aveva visto lungo anche a proposito dei farmaci per la terapia del dolore, area intorno alla quale è scaturita l’indagine della Procura di Parma che ha portato ai 19 arresti dei giorni scorsi a partire dal luminare del settore Guido Fanelli.
Risale già al 30 gennaio 2015 una nota di allarme proprio dell’agenzia del farmaco che così recitava: “I dati più recenti sull’uso dei farmaci in Italia (Rapporto OsMed gennaio-settembre 2014) confermano l’incremento nell’uso dei farmaci per il dolore. In particolare, tra gli antidolorifici ad azione centrale, si registrano rilevanti aumenti del consumo degli alcaloidi naturali dell’oppio (morfina, idromorfone, oxicodone e codeina in associazione) e degli altri oppiacei (tramadolo e tapentadolo). Il tapentadolo è il terzo principio attivo a maggior variazione di spesa convenzionata rispetto al 2013 con un incremento del +38,5%”.
E prosegue: “Osservando il trend degli ultimi anni, il consumo di farmaci per il dolore è passato da 2,1 dosi giornaliere per mille abitanti (DDD/1000 ab die) nel 2005 a 7,3 DDD/1000 nel 2013 e all’interno della categoria il consumo di oppioidi (maggiori, minori e in associazione) è passato da 1,1 DDD/1000 (2005) a 5,2 DDD/1000 (2013). Se l’incremento nella prescrizione di farmaci per la terapia del dolore rientra nell’ambito del percorso intrapreso dall’Italia a tutela del diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore con la legge 38/2010 (“Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”) e le norme per agevolare l’impiego dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia del dolore (allegato III bis del Testo Unico sugli Stupefacenti), si registra anche un ricorso non sempre appropriato a questa tipologia di medicinali per il trattamento di forme non severe di dolore”.
Insomma, che qualcosa non funzionasse a dovere era già stato segnalato per tempo in un periodo, peraltro, a cui sembrano risalire le intercettazioni telefoniche e le attività di Fanelli per ovviare all’esclusione dal Comitato tecnico sanitario del ministero per l’applicazione della Legge 38.
Andando a verificare il rapporto Osmed 2015 sul consumo di oppioidi maggiori si nota come ci sia stato un incremento dell’1,8% (Tabella 7.2.11a) rispetto all’anno precedente, quando fu diramato il comunicato Aifa.
Nel rapporto Osmed sui primi 9 mesi 2016, poi, si legge: “Diversi principi attivi sul sistema nervoso rientrano tra i primi 30 a maggior variazione di spesa convenzionata rispetto al 2015. Il tapentadolo, con un incremento del +24,3% è il primo (Tabella 11)”. Insomma, passano gli anni ma poco cambia.
Abbiamo chiesto un commento a Luke Pani, che, a gennaio 2015, era il Direttore generale di Aifa e che in una serie di interviste dell’epoca aveva dichiarato queste anomalie, non del tutto giustificate dall’entrata in vigore della Legge 38.
«Non conosco nessuno degli indagati e non ho letto le carte dell’inchiesta ma, come ho avuto modo di sottolineare diverse volte in passato, l’osservatorio dell’Aifa per uso dei medicinali (OsMed) se ben interrogato è uno strumento formidabile per rilevare anomalie prescrittive, l’aderenza o meno a indicatori chiave di performance (Kpi) e ovviamente di conseguenza anche l’adeguatezza della spesa. Qualcosa nell’incremento percentuale di determinati farmaci non ci tornava. Ma non fu l’unico caso, e anche per quanto riguardava i prodotti anti osteoporosi o la vitamina D vi erano e credo vi siano ancora degli scostamenti difficili da spiegare in appropriatezza prescrittiva. E lo stesso succede, ad esempio, per gli inibitori di pompa protonica o per il mancato impiego dei biosimilari con differenze anche di 7 volte nelle diverse regioni».
Che dice del presunto commento di alcuni indagati che dopo le sue dichiarazioni volevano “distruggere l’Aifa”
«Questa è una cosa che è capitata molto spesso nei 5 anni del mio mandato da parte di quella o quell’altra lobby di politici, di colleghi specialisti o talvolta anche di pazienti. Ho sempre cercato di scontentare tutti come dovrebbe fare un regolatore e pagatore davvero indipendente e autonomo. Nessuno di quelli che fa il mestiere che ho fatto io è simpatico o tantomeno accomodante quindi frasi del genere, sebbene molto antipatiche, ci stanno ma lasciano il tempo che trovano».
Terapia del dolore: “Stiamo facendo tutte le verifiche e non è a rischio la salute dei pazienti”. Attivato numero di telefono
Il neo direttore Maurizio Leccabue: In alcuni casi non sono state applicate le procedure formali previste dalla legge, ma non ci sono problemi clinici. Fabi: L’Azienda è parte lesa, stiamo valutando i danni materiali e d’immagine subiti
L’Azienda Ospedaliero-Universitaria comunica che il Comitato dei garanti ha accolto la richiesta del provvedimento disciplinare nei confronti di Guido Fanelli e di Massimo Allegri che pertanto sono sospesi per 3 anni dall’attività assistenziale svolta presso il reparto di 2° Anestesia rianimazione e terapia antalgica.
“Se le accuse saranno confermate – ha dichiarato il direttore generale dell’Ospedale di Parma Massimo Fabi – l’Azienda sanitaria si considera parte lesa in questa vicenda e sta valutando i danni materiali e d’immagine subiti, a tutela dei tantissimi operatori della sanità che tutti i giorni si impegnano con serietà e passione nel loro lavoro”.
L’Azienda comunica inoltre che la nomina immediata, avvenuta di concerto con l’Università di Parma, di Maurizio Leccabue [in the photo on the right] alla guida dell’unità operativa in qualità di direttore facente funzione ha garantito il pieno funzionamento del reparto e la presa in carico dei pazienti. Il dottor Leccabue ha incontrato il personale sanitario e gli specializzandi dei due servizi di anestesia dell’Ospedale Maggiore per ripartire con chiarezza e trasparenza. A cominciare da subito.
“Stiamo effettuando tutte le verifiche – spiega il dottor Leccabue – e possiamo affermare che non ci sono problemi clinici per i pazienti. Si è trattato, in alcuni casi, di mancato rispetto delle procedure formali previste dalla legge senza impatto sulla salute dei cittadini. Questo lo rimarco con decisione: “Non è in discussione la bontà dei farmaci, ma la procedura”.
Per fornire ogni spiegazione ai pazienti l’Azienda Ospedaliero-Universitaria ha attivato un numero telefonico di riferimento cui risponderanno i medici individuati dal nuovo direttore dell’Unità operativa Maurizio Leccabue. (telefono: 334.6077 983).