Intervista all’ex ministro della Salute che difende il suo provvedimento after the case of anticancer drugs e per altre importanti malattie immessi fascia C. “Il fine è quello di accelerare l’immissione in commercio di nuovi farmaci. Ma se qualche azienda farmaceutica utilizzasse la nuova normativa in modo poco corretto, si dovrà intervenire”.
02 JUL – “Non sono stati declassati farmaci di fascia A in fascia C. È stato solo permesso che farmaci per i quali era già completato l’iter dell’autorizzazione all’immissione in commercio potessero effettivamente essere sul mercato, senza subire ritardi, in contrasto con la normativa europea.
In questo modo abbiamo evitato ai cittadini di rivolgersi all’estero per comprare un farmaco già autorizzato in Europa, offrendo anche all’Aifa una maggiore serenità sulle trattative per il prezzo di rimborso”.
L’ex ministro della Salute, Renato Balduzzi, difende e chiarisce punto per punto la ratio della norma del suo decreto dopo il caso sollevato da l’Espresso online And Quotidiano Sanità. E spazza via ogni illazione sulla possibilità che la norma crei discriminazione tra chi “può” e chi “non può” permettersi di accedere ai farmaci: “significa guardare solo in superficie il nuovo contesto normativo”. È chiaro, però, avverte l’onorevole Balduzzi che se qualche azienda farmaceutica “utilizzasse la nuova normativa in modo poco corretto, per poter disporre di un lungo periodo di tempo in cui vendere il medicinale a prezzo libero, facendo pressioni sulle singole Regioni perché lo acquistino per un uso ospedaliero a condizioni svantaggiose per il Ssn, si dovranno individuare specifici correttivi”.
Onorevole Balduzzi, con le prime determine Aifa di metà giugno, viene applicato il suo decreto che consente di commercializzare un nuovo farmaco più rapidamente ma inserendolo nella fascia C a pagamento, “nelle more” della negoziazione del prezzo di rimborso. Non pensa però che in tal modo si discrimini l’accesso in base al reddito dei pazienti?
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