“Attenzione al finanziamento statale, adeguamento dei setting assistenziali e dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) a una popolazione sempre più vecchia, efficienza del sistema produttivo delle prestazioni sanitarie, incentivi alla ricerca e attenzione allo stile di vita”. È questa la ‘ricetta’ per salvaguardare il futuro del Servizio sanitario nazionale individuata dagli esperti riuniti in occasione del convegno promosso dall’Irccs Neuromed di
“Il nostro sistema ha sempre più bisogno di servizi sanitari, sia per l’influenza dei mass media sia per le nuove tecnologie, senza dimenticare l’evoluzione scientifica della medicina che consente di far fronte alle malattie e restare in vita più a lungo, con un conseguente aumento delle patologie legate all’invecchiamento – commenta all’AdnKronos Salute Mario Morlacco, ex sub commissario per il piano di rientro, componente del Collegio degli esperti del presidente della Regione Puglia – In una nazione che diventa sempre più anziana, dove la popolazione attiva è sempre meno numerosa di quella inattiva, il problema della sostenibilità e del finanziamento si aggrava ancora di più perché non possiamo ipotizzare e consentire che le famiglie finiscano in un regime di povertà a causa della spesa sanitaria. Se lo stato vuole mantenere il modello universalistico e solidale, deve fare questa valutazione”, sottolinea l’esperto.
“Non va dimenticato – prosegue Morlacco – che l’Italia ha già una spesa media sanitaria inferiore a quella europea, situazione alla quale fa riscontro una popolazione più anziana e in alcune aree caratterizzata da condizioni di deprivazione. Nei prossimi 25 anni – osserva – la percentuale degli over 65 si avvicinerà al 30% (oggi siamo a poco più del 21%)”.
“Lo Stato da solo, però, non basta”, aggiunge Morlacco: “È necessario che il sistema adegui progressivamente i setting assistenziali, creando dei filtri forti per il territorio, evitando che il ricorso all’ospedale sia l’unica soluzione, in combinazione con un intervento statale che garantisca un impegno non inferiore al 7% del Pil.
Una sostenibilità che passa necessariamente dalle potenzialità della ricerca e i progressi della medicina: “Le statistiche internazionali dicono che dove si fa buona ricerca clinica la durata della degenza media di un malato è più breve ed efficace – ha ribadito Luigi Frati, direttore scientifico Irccs Neuromed Pozzilli – Buona ricerca significa buona assistenza e riduzione dei costi, e questo tema interessa sia le facoltà mediche sia la rete dei 49 Irccs gestiti dal ministero della Salute che migliorano la qualità delle prestazioni a favore dei cittadini, contenendo i costi”.
Migliori condizioni per i cittadini non possono, quindi, prescindere da investimenti nel campo della ricerca: “In questi periodi di crisi nei quali i fondi sono diminuiti, o comunque non aumentati rispetto a quello che sarebbe necessario per la comunità, il ministero della Salute ha fatto sforzi enormi per competere nel mondo e finanziare la ricerca degli Irccs – evidenzia Frati – Uno sforzo sufficiente sul piano sostanziale, ma importante perché ha consentito di mantenere la ricerca di base e le sua applicazioni cliniche. Questo è dimostrato dall’aumento del numero delle pubblicazioni e soprattutto dalla qualità delle stesse, che ci rendono competitivi in ambito europeo in modo sufficiente, anche se vorremmo fare molto di più”, conclude.
Posted on: 01/26/2018 from Adnkronos
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