Durante il periodo di Ferragosto, i carabinieri del Nas, d’intesa con il ministero della Salute, hanno controllato 351 strutture – tra Rsa, case di riposo, comunità alloggio e case famiglia in tutta Italia, dalla Valle D’Aosta fino alla Calabria, individuandone 70 irregolari, pari al 20% degli obiettivi controllati, contestando 127 sanzioni penali e amministrative, per oltre 40 mila euro.
Tra le violazioni più ricorrenti sono state rilevate carenze strutturali ed organizzative come la presenza di un numero di anziani superiore rispetto alla capienza massima autorizzata1, spesso collocati in ambienti eccessivamente ristretti e situazioni di minore assistenza delle persone ospitate, riconducibili a un numero ridotto di operatori per turno di servizio, in alcuni casi privi di adeguata qualifica e professionalità.
Lasciando da parte i casi particolari, gli incidenti, le manchevolezze storiche (senza offesa per nessuno) che si manifestano in qua e in là lungo lo stivale, sembra venire allo scoperto una situazione di grave sofferenza di tutto il settore che dovrebbe garantire la cura degli anziani.
Parliamo di un settore già duramente e drammaticamente colpito dalla pandemia che finora ha resistito ma ora deve fare i conti con l’aumento dei costi e le bollette energetiche.
Il Presidente di UNEBA Lombardia Luca Degani: “Di fronte al
Un’approfondita analisi della situazione è stata pubblicata nei mesi scorsi dal quotidiano La Repubblica a firma Michele Bocci ed altri e negli ultimi giorni le cronache regionali aggiornano la situazione.3,4
Le rette delle RSA convenzionate (mediamente di circa 3.000 euro al mese) vengono coperte per metà dalle Regioni con la cosiddetta quota sanitaria. L’altra metà, a parte i contributi INPS sotto forma di indennità di accompagnamento, spetta alle famiglie e solo nel caso dei redditi più bassi si può attingere ad un contributo da parte dei Comuni con la cosiddetta quota sociale.
L’aumento dei costi legato all’inflazione, il rincaro elevatissimo dei costi energetici, la difficoltà nel reperire personale sia medico che infermieristico e assistenziale, si accompagna alla necessità di ridurre il numero dei posti per rispettare il rapporto tra ospiti e operatori, come fissato dalle normative per l’accreditamento, senza incorrere in sanzioni amministrative o disciplinari che potrebbero andare fino alla revoca della convenzione.
Questo immediatamente si traduce in minori entrate e posti vuoti ma drammaticamente si accompagna ad un altro problema cioè il contributo pubblico che viene a mancare o per la quota sanitaria (regionale) o per la quota sociale (comunale).
Alla ricerca di soluzioni per questo grave stato di cose, che si ripercuote sulle famiglie che non trovano posto per i loro cari non autosufficienti o vedono aumentare le rette, si collocano gli interventi estemporanei come imbarcare decine di operatori sanitari medici o infermieri dai paesi più disparati (Cuba, est Europa, etc.) dei quali abbiamo già riferito nei giorni scorsi.5
Finora nessun segnale di risposta.
E parte dalle principali associazioni dei fornitori di servizi di assistenza, UNEBA e ANASTE in testa, la richiesta di aumentare i posti nelle scuole degli infermieri ed anche organizzare più corsi per gli OSS. Ma nello stesso tempo si chiede alla politica se si vuole imboccare una deriva francamente difficile da accettare o si vuole sostenere convintamente un livello di assistenza adeguato e quindi finanziarlo in modo conseguente.
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N.d.R. Stiamo aspettando anche il più pallido riferimento a questi temi dalla campagna elettorale….
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2. Vita International – 24 agosto 2022
4. La Repubblica – La strage silenziosa delle RSA – 27 maggio 2020
5. Medici cubani in Calabria, tutti i dettagli (e i costi) dell’accordo – Fedaiisf 19 agosto 2022