Un emendamento a prima firma Donata Lenzi, approvato l’8 giugno in Commissione Affari sociali alla Camera al ddl Sanità, prevede l’istituzione dell’area delle professioni sociosanitarie.
Il provvedimento è inserito all’art. 3 bis che riportiamo integralmente
Dopo l’articolo 3, aggiungere il seguente:
Article 3-BIS.
(Establishment of the area of social and health professions).
1. Per una complessiva tutela della salute intesa come stato di benessere fisico, psichico e sociale, in applicazione dell’articolo 6 dell’Intesa raggiunta, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, concernente il nuovo Patto per la salute per gli anni 2014-2016, è istituita l’area delle professioni sociosanitarie, secondo quanto previsto dall’articolo 3-octies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502.
2. In attuazione del comma 1, mediante uno o più accordi, sanciti in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e recepiti con decreti del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sono individuati nuovi profili professionali sociosanitari. L’individuazione dei nuovi profili professionali sociosanitari, il cui esercizio deve essere riconosciuto su tutto il territorio nazionale, avviene in considerazione dei fabbisogni connessi agli obiettivi di salute previsti nel suddetto Patto per la salute e nei Piani sanitari e sociosanitari regionali, che non trovino rispondenza in professioni già riconosciute.
3. Gli accordi di cui al comma 2 individuano l’ambito di attività dei profili professionali sociosanitari definendo le funzioni caratterizzanti ed evitando parcellizzazioni e sovrapposizioni con le professioni già riconosciute o con le specializzazioni delle stesse.
4. Con successivo accordo stipulato in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono stabiliti i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti ai fini dell’esercizio dei profili professionali di cui ai commi precedenti. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, sentite le competenti Commissioni parlamentari e acquisito il parere del Consiglio universitario nazionale e del Consiglio superiore di sanità, è definito l’ordinamento didattico della formazione dei profili professionali sociosanitari.
5. The pre-existing professional profiles of health and social worker, of the professions of social worker, sociologist and professional educator are included in the professional area of this article, modifying their previous normative collocation.
3. 02. Lenzi, Carnevali, Beni, Mariano, Miotto, D’Incecco.
Pag. 102, 103 ddl del Ministero della salute. C. 3868
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Ddl di riforma degli ordini, Filippo Anelli:
Legge poco organica, necessaria una profonda revisione del testo proposto
Fimmg – Publication date : 13/06/2017
Per il vice segretario nazionale della FIMMG, Filippo Anelli, con i nuovi emendamenti il testo del disegno di legge Lorenzin viene stravolto, creando una costellazione di Ordini, senza un ripensamento complessivo delle professioni sanitarie. Partecipazione e rappresentatività all’interno degli Ordini? Si insegua non cambiando sede alle votazioni ma dando agli organi di rappresentanza della professione maggiore autorevolezza e credibilità
Gli emendamenti al Ddl Lorenzin sul riordino degli Ordini professionali approvati in commissione Affari sociali alla Camera stravolgono il testo approvato al Senato – che già mostrava criticità – e danno vita a una legge pasticciata e poco organica. “Gli emendamenti presentati liberamente alla Camera sono uno stravolgimento del testo del Ddl” – dichiara Filippo Anelli, vicesegretario nazionale Fimmg – “mi chiedo come mai non si sia sentita la necessità, anche in fase di presentazione degli emendamenti, di coinvolgere i rappresentanti della professione medica al fine di ascoltare le proposte e concordare le eventuali soluzioni”.
È impensabile che si introducano nel sistema ordinistico e di conseguenza nel sistema sanitario nuove professioni senza un complessivo ripensamento dell’insieme delle professioni sanitarie, che sono sempre state ausiliarie e complementari rispetto alla medicina.
“Rischiamo di creare ulteriore confusione nei cittadini, già disorientati dal proliferare di figure con specifiche competenze dai contorni spesso poco chiari persino a chi opera all’interno del sistema sanitario” – continua Anelli –“Per il bene dei pazienti, invece che questo proliferare confuso di nuovi Ordini, sarebbe opportuno fare maggiore chiarezza ripensando l’organizzazione delle professioni e dei percorsi formativi all’interno di un sistema unitario di cure, in modo da fornire ai cittadini non una costellazione caotica di figure sanitarie, ma dei professionisti in grado di dare risposte adeguate ai bisogni di salute ”.
Quanto ai nuovi meccanismi elettorali delle cariche istituzionali ordinistiche introdotti dagli emendamenti al Ddl, per quanto mossi dal nobile scopo di garantire maggiore partecipazione al voto e maggiore rappresentatività, si sbaglia bersaglio. Spostare il luogo delle votazioni all’interno degli ospedali rischia solo di frammentare la categoria medica e creare nuove conflittualità tra ospedalieri, liberi professionisti e medici convenzionati. Inoltre, gli emendamenti introdotti rispetto alle sedi di votazione creano un canale preferenziale per una sola categoria di medici, con effetti nella rappresentanza dell’ente previdenziale dei medici convenzionati e dei liberi professionisti, che da lì traggono il proprio trattamento pensionistico.
“Stiamo ricercando, con maggior impegno, di unificare la professione medica partendo dai temi etici che sono alla base della nostra attività professionale – ha continuato Anelli – Dare ad ogni anima della professione la propria casa vuol dire, invece, imboccare la strada della frammentazione. Ogni tentativo di dividere la categoria e di limitare la sua capacità di tutelare la salute dei cittadini va respinto con fermezza”. Non si risolve un problema di partecipazione inventandosi nuove sedi, ma conferendo maggiore autorevolezza e credibilità a Ordini che negli ultimi anni sono stati bersaglio costante di critiche e di azioni di delegittimazione. “Il tema della rappresentatività di genere – conclude Anelli, anche Presidente dell’Omceo Bari –rappresenta un problema culturale in ogni ambito nel nostro paese e non si può risolvere semplicisticamente con le quote; credo che la migliore risposta data dagli Ordini dei medici sia la presenza ai vertici della FNOMCeO di una donna di grande valore come Roberta Chersevani, che è un esempio di stimolo alla partecipazione per tutte le donne medico”.
Quanto al voto elettronico – che se introdotto nelle votazioni ordinistiche sarebbe un unicum in Italia – introdurrebbe maggiori costi e maggiori difficoltà di gestione che impatterebbero soprattutto sui piccoli Ordini.
Saranno questi i temi al centro del dibattito nell’assemblea che Silvestro Scotti, Segretario Nazionale della FIMMG, ha convocato a Roma per il 23 giugno prossimo con i Presidenti degli Ordini dei medici per un confronto sul Ddl di riforma. Il documento che uscirà dal confronto sarà presentato il giorno successivo nel Consiglio nazionale FNOMCeO che ha all’ordine del giorno proprio la discussione del disegno di legge Lorenzin.