«La legge impone determinati orari di ambulatorio e di apertura delle farmacie. All’interno di questi orari, per il paziente» o un suo delegato «è possibile reperire la ricetta dal medico. Poi il paziente deve avere la libertà di scegliere la farmacia in cui andare».
Ricette lasciate in farmacia. Orlandi: vietate e contrarie ad atto professionale
Mercoledì, 19 Novembre 2014- Farmacista33
«Dove va la sanità se viene meno il contatto diretto tra paziente e medico nella fase di prescrizione del farmaco? Se viene meno l’atto del medico o anche l’atto del farmacista?». La riflessione arriva da Alfredo Orlandi, presidente Sunifar, che interviene sulla nota del Garante della Privacy relativa alle modalità di gestione della consegna delle ricette in assenza del paziente, che avrebbe creato confusione sulla possibilità di trasmetterle dall’ambulatorio medico alla farmacia.
Possibilità negata anche dal presidente delle rurali: «Da dove nasca la frase del Garante della privacy secondo cui le ricette possono essere lasciate dal medico in farmacia non è chiaro ma lo ribadisco: non c’è nessun via libera a tale trasmissibilità, sia pure in busta chiusa, che rimane cosa non solo vietata ma in alcun modo auspicabile. Sarebbe una situazione che non consideriamo positiva, ne va della tutela del paziente e della professionalità in primis del medico ma anche del farmacista. Trattare nella maniera sottesa alla nota del Garante la ricetta sarebbe come equipararla alla lista della spesa. Allora tanto vale che venga spedita per posta».
Un conto quindi è consegnare la ricetta a persone delegate dal paziente perché impossibilitato a muoversi, «un conto è lasciarla in balia di tutti e tutto. In tema di sanità, non c’è solo la questione dei dati sensibili, le cure hanno un valore che va oltre. Credo che nella terapia farmacologica sia necessario un contatto diretto medico-paziente nella fase di prescrizione e paziente-farmacista nella fase poi di consegna e di consiglio sul medicinale.
Il paziente deve essere seguito, la presa in carico del paziente nasce da qui. D’altra parte si parla tanto di compliance e di aderenza alla terapia anche in termini di diminuzione dei ricoveri: dove andiamo se si spersonalizza in questo modo l’atto medico e l’atto del farmacista?».
E non è nemmeno una questione di «andare incontro alle esigenze di pazienti che abitano in zone disagiate: la legge impone determinati orari di ambulatorio e di apertura delle farmacie. All’interno di questi orari, per il paziente» o un suo delegato «è possibile reperire la ricetta dal medico. Poi il paziente deve avere la libertà di scegliere la farmacia in cui andare».
E in merito alla ricetta dematerializzata, «ci tengo a sottolineare che ha le stesse regole e limiti di quella rossa. Così, in presenza del promemoria, questo, allo stesso modo, deve andare dal medico al paziente».
Frances Giani
Orario medici, l’Italia si adegua alle richieste europee. Reginato (Fems): solo da fine 2015
Mercoledì, 19 Novembre 2014 – Doctor33
La lunga vertenza tra l’Italia e l’Unione europea per la mancata applicazione della Direttiva sull’orario di lavoro ai medici operanti nel servizio pubblico sembra essere arrivata alla fine. È stata pubblicata, infatti, nei giorni scorsi in Gazzetta ufficiale la legge 30 ottobre 2014, n. 161 “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2013 –bis.
Ma se si può mettere la parola fine alla vicenda non sono state dissolte tutte le ombre relative al contenzioso, come spiega a DoctorNews33 il presidente della Fems (Federazione europea medici salariati) Enrico Reginato, che insieme ad Anaao è stato l’artefice della richiesta di sollecito alle Istituzioni europee.
«La vertenza è chiusa e l’Unione europea me l’ha confermato con una missiva» spiega Reginato «ma l’Italia precisa che l’applicazione delle norme europee decorrerà dalla fine dell’anno prossimo. Il tempo, secondo il ministero della Salute italiano, per “riempire” gli organici». E proprio in questo dettaglio, secondo il presidente Fems, si nasconde una beffa.
«Stiamo parlando» sottolinea «di superlavoro non pagato cui sono stati costretti i medici dipendenti del Ssn, una condizione che si protrarrà per un altro anno a conferma che il problema, almeno per ora, non è risolto. Ciò detto» conclude Reginato «una multa ci sarà e non posso che essere soddisfatto per aver raggiunto il risultato sperato passando per le vie burocratiche».
Marco Malagutti