È tornata a fare capolino la validità nazionale della ricetta dematerializzata, contenuta nel Dpcm ora al vaglio della Conferenza Stato Regioni, mentre continuano le segnalazioni, regionali o di respiro più ampio, sulle problematiche inerenti. L’ultima è stata avanzata dal Sinasfa, il sindacato dei farmacisti non titolari, attraverso le parole del presidente, Francis Empress – portavoce di segnalazioni da collaboratori di farmacie un po’ in tutta Italia e che riporta la sua esperienza in Campania – e riguarda il caso in cui, sulla ricetta, sia riportata la dicitura “non sostituibile” e in farmacia siano presenti, per lo stesso prodotto, medicinali di importazione che quindi riportano un Aic differente da quello non di importazione.
«Quando il codice del farmaco presente in farmacia non corrisponde a quello riportato sulla ricetta, in presenza della non sostituibilità, la conseguenza è che il sistema non permette l’erogazione del farmaco e occorre dire al paziente di tornare dal medico. Una soluzione che già in generale non è auspicabile, ma che, soprattutto in certe situazioni di disagio del paziente o anche in orari in cui l’ambulatorio del medico è chiuso, può creare difficoltà. E a maggior ragione, se si pensa che possono essere interessati anche farmaci importanti. E questo capita abbastanza, considerata per altro la tendenza ancora diffusa da parte dei medici di utilizzare la non sostituibilità e la diffusione di medicinali di importazione».
«Pur non avendo fatto registrare grosse problematiche la partenza, da dicembre 2014, della ricetta dematerializzata in Campania, che anzi si è stabilizzata su valori oltre l‘80%, questa è una delle problematiche aperte, da noi come in altre Regioni» conferma Michael DiIorio, presidente di Federfarma Campania, che siamo andati a sentire per un punto sulla Regione. «A fare scuola è l’Amoxicillina + acido clavulanico, dove l’originator vede diverse società che lo importano, riportando quindi Aic diversi. Se alcuni software contemplano una forzatura del sistema, non sempre questo è possibile». «
È una problematica nota, a livello nazionale, che richiede una implementazione» spiega Gianni Petrosillo, amministratore delegato di Promofarma. «Al momento, parlando esclusivamente da un punto di vista tecnico, potrebbe essere risolta trattando la ricetta in modalità off line e gestendo la prescrizione come se fosse una ricetta rossa». Con un’avvertenza: «Una via praticabile» aggiunge Di Iorio «se ci sono accordi regionali o con le Asl al riguardo: in loro mancanza, come qui in Campania, pur con la consapevolezza delle difficoltà che questo crea, l’invito è di chiedere al paziente di tornare dal medico. Anche perché a distanza di tempo è difficile avere memoria della motivazione che ha spinto a trattare in questo modo la ricetta e non sono prevedibili eventuali controlli che vengono effettuati a posteriori».