For the first time an Italian prime minister meets a group of world CEOs in the same sector, he must be acknowledged. For us this is a very positive sign and also a demonstration of trust in our country», commented Scaccabarozzi
Metti dieci Ceo mondiali di Big Pharma a Palazzo Chgi e un premier che li invita a puntare (e a investire) sull’Italia. E metti che Big Pharma risponda: lo stiamo già facendo, anche oltre le promesse fatte, «siamo pronti a dare ancora una mano». Prove tecniche di sintonia tra il Governo e le industrie farmaceutiche ieri a Roma. Con un incontro a sorpresa tra Matteo Renzi e le imprese del farmaco internazionali, comprese alcune italiane come Menarini e Chiesi, che già hanno base e forza in Italia. Un incontro che fa seguito a quello avvenuto nei mesi scorsi a Bari, quando il premier per la prima volta fece un esplicito endorsement pro industria farmaceutica, definendola strategica per lo sviluppo e invitandola a consolidare e ad allargare la propria presenza nel nostro Paese.
Well, a few months later, the president of Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, presented Renzi with the first results of the promise made in Bari: he had announced 2,000 jobs by 2015, Scaccabarozzi. Instead, the goal is already today at 1,600 new employees under 30, which will become 2,000 in June next year. As if to say that at the end of 2015 there could be much more, even excluding the 5,000 total new entries (not only under 30 and also due to the turnover with pensioners) foreseeable at the end of 2015.
«Sono felicemente sorpreso di aver sbagliato le previsioni – ha commentato il presidente di Farmindistria –. Questo Paese può tornare a crescere, solo così può uscire dalla crisi. Ho visto nel premier una grossa determinazione e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Abbiamo le carte in regola per aiutare il Paese». Restano sul tavolo gli inviti di Renzi alle industrie a «investire in Italia, per voi è un’opportunità, il Paese sta cambiando», avrebbe chiosato il premier. Come interamente sul tappeto restano le richieste rilanciate dalle farmaceutiche al Governo: stabilità normativa e certezza di regole, un sistema regolatorio forte e solido, snellezza burocratica, una riforma dell’Aifa (Agenzia del farmaco) che la rende efficiente, che acceleri l’accesso dei prodotti ai mercati e le ispezioni.
Una nuova prospettiva italiana per il farmaco, insomma. Che per Big Pharma costituisce quasi una pre condizione per continuare a scommettere sull’Italia, o addirittura per arrivarci ex novo. Chissà. Certo è che la presenza a palazzo Chigi dei Ceo di Bayer, Bristol-Myers Squibb, Eli Lilly, GlaxoSmithKline, Johnson & Johnson, Merck Serono, Novartis e Roche, insieme a due delle italiane ben radicate all’estero, non è stato un evento di secondo piano. «Per la prima volta un primo ministro italiano incontra un gruppo di Ceo mondiali dello stesso settore, gliene va dato atto. Per noi questo è un segnale molto positivo e anche una dimostrazione di fiducia nel nostro Paese», ha commentato Scaccabarozzi. Ora, è chiaro, si attendono i fatti da parte del Governo. Chissà se già con la prossima legge di Stabilità. La presenza di altri ministri accanto a Renzi, – da Pier Carlo Padoan (Economia) a Beatrice Lorenzin (Salute) fino a Federica Guidi (Sviluppo) – è di sicuro un segnale in più di attenzione verso le industrie. La manovra 2015 potrebbe essere la prova della verità.