Sottoscritto un accordo annuale che prevede diverse misure temporanee ed eccezionali per consentire ai medici di famiglia di garantire il servizio nonostante le carenze di personale. Incarichi ai medici in formazione, massimali rivisti, maggiori risorse per il supporto infermieristico e amministrativo.
Alleggerimento della burocrazia, maggiori risorse e aumento dei massimali dei pazienti in carico, spazio ai medici in formazione. Ma anche supporto al lavoro dei medici di famiglia tramite infermieri e collaboratori di studio. Questi i principali punti di un accordo sottoscritto nei giorni scorsi dalla Regione Emilia-Romagna con FIMMG, SNAMI, SMI e Federazione CISL Medici per individuare misure straordinarie per uscire dalla emergenza acuta della pandemia e al tempo stesso sperimentare soluzioni che potrebbero rivelarsi efficaci anche in futuro.
L’accordo fa parte delle cosiddette soluzioni-ponte che dovrebbero traghettare l’assistenza territoriale regionale verso il nuovo assetto che si sta disegnando con il DM 77 e prevede investimenti infrastrutturali del PNRR ma non per il personale. Sappiamo bene che la carenza di personale sanitario, e di medici di medicina generale in particolare, è comune a tutte le regioni italiane e non va dimenticato che per compensarlo sono necessari non pochi anni di programmazione e di formazione.
I carichi di lavoro aggiuntivi prodotti dalla pandemia di Covid-19 hanno fatto deflagrare il problema e i pre-pensionamenti e i medici ammalati di burn-out sono le conseguenze.
I punti fondamentali dell’accordo
In merito ai massimali di scelta per i medici di medicina generale, il limite dei pazienti che un medico può seguire nei primi due anni di convenzionamento sarà di 1.500 persone, che potrà salire fino a 1.800 dal terzo anno. Ai medici saranno riconosciute risorse aggiuntive di 8 euro per ogni paziente che eccede la soglia dei 1.500.
I medici in corso di formazione specifica in medicina generale potranno svolgere l’attività convenzionata: sarà riconosciuta a tutti gli effetti quale attività pratica del corso stesso, fino al completamento del computo orario mensile previsto dal corso di studi. Per consentire ai giovani medici di continuare a frequentare i corsi, sarà possibile possibile partecipare alle lezioni di teoria per via telematica. Un medico in formazione potrà seguire 1.000 pazienti il primo anno, che salgono a 1.200 il secondo anno e, su base volontaria, a 1.500 assistiti per il secondo e terzo anno.
Per garantire alle AUSL la possibilità di organizzare con maggiore elasticità i turni – per medici di continuità assistenziale, medici dei servizi territoriali, di emergenza sanitaria territoriale e di assistenza negli istituti penitenziari – sarà possibile prevedere anche incarichi che vanno dalle 12 a 38 ore settimanali.
Per supportare l’attività del medico nella presa in carico dei pazienti, in particolare quelli cronici e complessi, si prevede di rinforzare la presenza oraria settimanale dei collaboratori di studio e del personale infermieristico.
I medici dovranno garantire nuovi standard orari per personale di studio e infermieristico. A fronte di questo la Regione riconoscerà quasi 13 euro per ogni assistito invece degli attuali 7,50.
L’accordo vale fino al 30 giugno 2023, con l’impegno entro il 31 ottobre di tornare a discuterne e prevedere ulteriori sviluppi. Verrà istituito inoltre un tavolo permanente che coinvolga la Regione, i sindacati medici e le Ausl con l’obiettivo di semplificare la burocrazia delle attività correlate alla cura ed assistenza.
Regione Emilia Romagna – comunicato 16 luglio 2022
Note correlate:
Questo accordo va ad aggiungersi ad un altro sottoscritto dalla Regione stessa e dai sindacati per la cura e l’assistenza dei malati di Covid che non necessitano di ricovero ospedaliero e ai pazienti in isolamento fiduciario. Le USCA (unità di continuità assistenziale) verranno in tal modo di nuovo finanziate e non cesseranno la loro attività che si è rivelata cruciale durante la fasi più drammatiche della pandemia.
Con la fine dei decreti emergenziali validi sino al 30 giugno, e in mancanza di un provvedimento del governo, fino al 31 dicembre 2022 con l’intesa viene assicurata la presa in carico e il follow-up dei pazienti domiciliari, covid positivi o sospetti tali, che versano in condizioni clinico assistenziali di particolare complessità e con particolare riguardo all’assistenza domiciliare nelle strutture residenziali per lo stesso profilo di assistiti. L’attivazione dei medici impiegati in tali attività avviene in stretta collaborazione con i MMG dei pazienti segnalati.
Il Veneto alza a 1.800 il numero massimo di assistiti per i medici di base
Piemonte. Fino a 1.800 assistiti per i medici di famiglia
Lombardia. Sale a 1.000 il numero di assistiti per i medici in formazione
Fimmg. Emergenza carenza medici di medicina generale