Europa terra di grandi potenzialità in tema di innovazione nella ricerca farmaceutica, ma anche area del pianeta considerata ‘morta’ dal punto di vista della competitività dai Paesi asiatici emergenti.
Una immagine respinta da istituzioni e esperti che si sono confrontati, all’interno degli Stati generali della Salute, sul sostegno all’innovazione terapeutica all’interno dell’Europa. "La rappresentazione dell’Europa morta dal punto di vista della competitività – spiega a Pharmakronos Guido Rasi (nella foto), direttore esecutivo dell’Ema che ha moderato l’incontro tra enti regolatori, istituzioni europee e aziende – come vorrebbero gli asiatici,
non ci trova d’accordo. Anche se indubbiamente l’Europa è, tra le tre maggiori aree mondiali, è quella meno competitiva. Ma è anche quella dove paradossalmente c’è il potenziale più alto". Questo perché "sappiamo che l’industria prospera dove c’è una forte Accademia. E l’Europa ha questa peculiarità. Prospera, inoltre, dove c’è un’eccellenza, non a caso stiamo assistendo al ritorno trial clinici per motivi etici e di qualità. Stiamo vedendo, poi, il ritorno della produzione di alcuni farmaci in Europa. Per esempio l’Italia ha aumentato dell’11% l’esportazione. La qualità sta pagando".
Uno dei grandi problemi europei, però, è la frammentazione "che è la nostra grande debolezza. Le aziende – dice Rasi – devono parlare con 28 Stati e poi con una serie di Regioni. La situazione peggiore è l’Italia. Ma anche i Land tedeschi non stanno meglio, in Francia le Macro-regioni hanno lo stesso problema. Il mercato unico è l’unica grande idea dell’Europa sfruttiamola.
La questione è avere la certezza che ci siano identiche misure di accesso al farmaco in tutto il continente".
Raffaella Ammirati – 11 Aprile 2014 –