Se la mancanza di Fondi adeguati continua ad essere un problema per il SSN, per i ricercatori del CREA la questione ha radici più profonde e sta in alcune errate convinzioni che continuano a condurre a scelte sbagliate. Su questi misunderstandings cerca di fare luce il Rapporto.
Il gap con l’Ue per quanto concerne la spesa pubblica è passato dal 35,2% del 2016 al 36,8 del 2017. Secondo i ricercatori del Crea Sanità occorre “fare pulizia di vari misunderstandings, che rischiano di portare a decisioni scorrette per difetti di impostazione dei ragionamenti” e di affossare ancora di più il nostro Ssn.
Dalla lettura delle analisi contenute nel Rapporto, emerge che i misunderstandings [n.d.r.: malintesi], scontati dall’attuale dibattito sulla Sanità, sono piuttosto numerosi.
Il “ri” o “de” finanziamento non è misurabile correttamente utilizzando il valore nominale del suo incremento/decremento; va, invece, misurato sulla quota di spesa coperta dall’intervento pubblico, quella effettivamente posta sotto “l’ala protettiva” della tutela pubblica.
Da questo punto di vista, il “segno” delle politiche sanitarie degli ultimi anni, confermate dall’ennesimo differimento dell’investimento in Sanità, appare inequivocabile.
Se si accetta che la Sanità è sinora rimasta fuori dalle priorità pubbliche, è allora doveroso fare un passo avanti nell’analisi, chiedendosi se tale scelta abbia una valida giustificazione.
Senza pretesa di assoluta esaustività, le ragioni che, per lo più implicitamente, sono portate a giustificazione di questa scelta sono due, una declinata “in negativo” e una “in positivo”: gli “sprechi” e “l’ottima salute” degli italiani.
A ben vedere, le evidenze sugli “sprechi” in Sanità sono davvero “fragili”: allarmismi sulla medicina difensiva, sulla corruzione, a volte quelli derivanti da esercizi di benchmarking fra i costi di strutture o aree diverse e da ultimo meri esempi di “malaffare”.
A parte il fatto che le misure di tutti questi fenomeni sono scarse, quando non anche scadenti, essendo per lo più basate su estrapolazioni di esperienze e stime effettuate in altre realtà, o in altri settori, quand’anche non frutto di analisi che non garantiscono adeguata omogeneità e standardizzazione dei confronti (tanto che finisce per prevalere una convinzione sostanzialmente aneddotica della loro “importanza”), un misunderstanding [n.d.r.: malinteso] si annida nel target di riferimento che si usa: se esistesse la possibilità di annullare ogni malversazione, ogni spinta difensivistica, e fosse magari possibile anche una programmazione “perfetta” di ogni attività allora certamente ci sarebbero “sprechi” rilevanti da eliminare, utili per un significativo (ri)finanziamento della Sanità.
In tal modo, però, si dimentica che la Sanità è un sistema complesso (davvero e non per vezzo accademico): dimenticarlo significa scrivere un “libro dei sogni”.
I “fatti”, al contrario, dicono che gli sprechi, pur essendoci, non rappresentano una fonte credibile di (ri)finanziamento.
Senza pretesa di esaustività:
- 1) la spesa italiana è ormai arrivata ad essere inferiore a quella dei Paesi dell’EU-Ante 1995 del 31,3% (il gap è raddoppiato rispetto al 2000 e sarebbe maggiore se non ci fossero state la crisi della Grecia e la Brexit), tenendo altresì conto che il gap è ridotto dalla crescita della spesa privata, perché per la spesa pubblica è addirittura del 36,8%; ed, infine, anche usando il valore in parità di potere di acquisto (scelta, peraltro, significativamente discutibile), si conferma che sfiora il 25,0% (Figura 2.)
- 2) non solo i livelli di spesa italiani sono storicamente inferiori a quelli degli altri Paesi EU, ma anche i tassi di crescita sono più contenuti
- 3) la variabilità della pratica clinica, come anche il fenomeno della medicina difensiva, sono problemi del tutto generali e senza confini nazionali, e prove che in Italia siano maggiori che altrove non ce ne sono, a conoscenza di chi scrive
- 4) anche per quanto concerne la corruzione in Sanità, dati che dimostrino che sia percentualmente maggiore che negli altri settori non ce ne sono, a conoscenza di chi scrive
- 5) le Regioni ritenute generalmente più inefficienti, in ogni caso, sono quelle che spendono meno.
In definitiva, il misunderstanding sta nel fatto che l’esistenza di “sprechi” non significa automaticamente che essi siano eliminabili nel breve periodo, e quindi che ci sia la possibilità di liberare risorse significative.
Il misunderstanding nella farmaceutica sta nel rischio di pensare che la nuova governance possa basarsi su una banale revisione degli algoritmi di calcolo del pay-back, finalizzata a ridurre i motivi di contesa. Che l’algoritmo si possa semplificare, e anche migliorare, è certo: che la sua revisione possa essere risolutiva è, invece, largamente dubitabile. Piuttosto, è necessaria una visione olistica del problema e, questo, richiede una analisi approfondita delle ragioni che incentivano il contenzioso.
Si può inoltre affermare con ragionevole certezza che la spesa italiana è significativamente inferiore a quella media EU, e questo in primo luogo grazie ad un prezzo medio delle molecole inferiore la cui negoziazione, è, peraltro, stata resa possibile dal sistema degli sconti (più o meno) opachi, che hanno permesso di mantenere il prezzo “ufficiale” ad un livello ritenuto accettabile dalle imprese, ottenendo un ribasso da applicarsi ‘ex post’: in altri termini, l’elemento vincente è stato quello di negoziare sconti applicati dopo il consumo, garantendo così le imprese dal rischio di fenomeni di commercio parallelo.
Anche il pay-back, derivante dallo sforamento del tetto della ospedaliera, ha questa natura, e configura un ulteriore sconto, che va a sommarsi ai precedenti. Quel che con tutta probabilità ha messo in crisi il sistema, è stata la rapida crescita dello sforamento, che ha portato lo sconto a livelli ritenuti non più “accettabili” da parte delle imprese (oltre ad avere generato non banali complicazioni di gestione dei bilanci). Una diversa allocazione dei pay-back, quindi, sembra che non possa essere risolutiva, a meno che non comporti anche una riduzione dell’ammontare complessivo del ripiano
Taken from introduzione 14° rapporto sanità – misunderstanding
The 23 gennaio 2019 il Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (C.R.E.A. Sanità) dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” presenterà a Roma il 14° Rapporto Sanità”, dal titolo: “Misunderstandings“.
L’evento si svolgerà presso la Camera dei Deputati (Aula dei Gruppi Parlamentari) in Via di Campo Marzio 78, dalle ore 9,30 alle ore 13,30.
Per iscriversi all’evento utiluzzare il seguente modulo.
Il Rapporto, anche quest’anno, è strutturato in 4 parti: un’analisi economico-statistica del contesto in cui muove la Sanità e delle Performance (finanziamento, spesa ed equità) del sistema; le analisi per tipologia di assistenza: prevenzione, ospedaliera, residenziale, specialistica, farmaceutica, ambulatoriale di base, domiciliare, provvidenze economiche in denaro per la non-autosufficienza; segue un focus sulla Sanità quale settore industriale; chiude una raccolta delle analisi effettuate dagli Osservatori di C.R.E.A. Sanità.
Ciascun capitolo viene affiancato da una sintesi in lingua inglese e da una sezione di key indicators. Alla fine delle monografie è presente un riepilogo regionale.
La pubblicazione, la presentazione e la diffusione del 14° Rapporto Sanità presso operatori ed esperti sanitari è stato possibile grazie al supporto incondizionato di: Amgen S.r.l., Astellas Pharma S.p.A., Bayer S.p.A., Biogen Italia S.r.l., Boehringer Ingelheim Italia S.r.l., Bristol Myers Squibb S.r.l., Eli Lilly Italia S.p.A., Fondazione MSD, IPSEN S.p.A., Janssen Cilag Sp.A., Lundbeck Italia S.p.A., Nestlé Italiana S.p.A., Novartis Farma S.p.A., Novo Nordisk S.p.A., Sanofi Sp.A., Shire Italia S.p.A., Takeda Italia S.p.A., Teva Italia S.p.A..
CREA Presentazione Rapporto Sanità
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