Dato l’impiego di nuove strategie e l’inedita collaborazione tra le aziende produttrici è difficile fare una stima: i calcoli per ogni singola dose si aggirerebbero tra i 3 e i 30 dollari. In più ci sono problemi etici che riguardano la distribuzione ai Paesi più poveri e il costo a loro carico
La seconda ondata che sta colpendo tutta Europa e le difficoltà dei sistemi sanitari nazionali nel tracciare, testare e curare i malati, dimostrano che il vaccino contro il Covid-19 è fondamentale per riuscire a tornare alla normalità. Tuttavia, nessuno sa quando e come arriverà.
Con la speranza che la scienza trovi al più presto la terapia giusta, ci si domanda quali siano i costi di un vaccino che possa bloccare o quantomeno rallentare l’avanzata del virus. La conseguenza del prezzo di una singola dose di vaccino dipende da una serie di fattori, che vanno dai risultati dei test alla loro efficacia, passando per i costi di sviluppo e produzione, dalla lotta messa in atto dalla concorrenza, alla domanda degli acquirenti.
Un lungo articolo del Financial Times ha provato a mettere insieme le informazioni disponibili per capire quanto costerà ai nostri sistemi sanitari la campagna di vaccinazioni prevista, se tutto va bene, per il 2021. Si stima che i costi per ogni singola dose si aggirino tra i 3 e i 30 dollari, una differenza molto rilevante se si moltiplica per i milioni di dosi necessarie, e influenzata da una serie di fattori.
«L’urgenza creata della pandemia e la sua diffusione globale hanno aggiunto livelli di complessità. Nella fretta di sviluppare il vaccino giusto, le aziende stanno sperimentando diverse tecnologie e, con una decisione senza precedenti, alcuni produttori di farmaci stanno pianificando di consentire ad altre società di produrre le loro dosi, complicando ulteriormente i calcoli dei costi», scrive il Financial Times.
Il quotidiano britannico riporta che i prezzi non sono stati resi pubblici dalle case farmaceutiche: finora sia le istituzioni che le compagnie private hanno difeso in modo abbastanza risoluto il loro diritto alla privacy (e al negoziato). Ma, come spesso accade in queste trattative, alcune persone coinvolte hanno cominciato a fornire dettagli alla stampa. Ad esempio, sappiamo che la Johnson & Johnson ha sviluppato il vaccino congiuntamente alla Sanofi e alla GSK con un prezzo di circa 10 dollari a dose, mentre Moderna, un’azienda più giovane attualmente ancora in perdita, ha chiesto per il suo vaccino circa 50/60 dollari a ciclo, dopo che in partenza aveva chiesto il doppio dell’importo. L’azienda svedese-britannica AstraZeneca, invece, si sarebbe accordata con l’Unione europea per circa 3/4 dollari a fiala. Mentre la cinese Sinovac, azienda biofarmaceutica con sede a Pechino, ha iniziato a vendere il suo vaccino a 60 dollari per due dosi.
«Il prezzo ha bisogno di tre livelli – sostiene Bill Gates – in cui i paesi ricchi paghino gran parte dei costi fissi, i paesi a reddito medio alcuni dei costi fissi e i paesi più poveri soltanto il costo marginale. Abbiamo dovuto spiegare a un paio di amministratori delegati di aziende farmaceutiche che, anche nel contesto no profit, questa suddivisione dei costi è assolutamente necessaria per massimizzare il benefici per tutti gli esseri umani».
Tuttavia, le Nazioni Unite e la Fondazione di Bill Gates hanno raggiunto un accordo con l’India’s Serum Institute per la distribuzione di 200 milioni di vaccini, sperimentati da AstraZeneca e Novavax, per paesi a basso e medio reddito. Così come la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations ha cofinanziato nove vaccini sperimentali insieme ad aziende e ed istituzioni accademiche.