Se, dopo gli opportuni controlli, la inappropriatezza della prescrizione dovesse essere confermata, i medici potrebbero subire detrazioni dallo stipendio o segnalazioni alla Corte dei conti.
Da troppo tempo la Puglia è una delle regioni italiane in cui si spendono più soldi per l’acquisto di farmaci. Un’emorragia di denaro che la Regione sta tentando di limitare emanando delibere per ridurre le prescrizioni mediche.
Altamura lunedì 16 ottobre 2017 – di La Redazione – altamuralive
Si scrive “spesa farmaceutica”, si legge “consumo di troppi medicinali, eccesso di prescrizioni e distribuzione diretta dei farmaci ancora troppi scarsa”.
da tempo la Puglia è una delle regioni italiane in cui si spendono più soldi per l’acquisto di farmaci. Un’emorragia di denaro che la Regione sta tentando di limitare emanando una serie di delibere per ridurre le prescrizioni da parte dei medici e ridefinire la distribuzione dei medicinali.
Sinora il giro di vite ha determinato un calo della spesa farmaceutica ma, secondo i dati Aifa (l’agenzia italiana del farmaco), già nei primi cinque mesi del 2017 la Puglia ha superato il tetto di spesa per la farmaceutica convenzionata.
Nel 2016 Puglia seconda regione d’Italia con la spesa farmaceutica più alta
Secondo il rapporto dell’Osmed, l’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali, nel 2016 la Puglia è risultata la seconda regione d’Italia con la spesa farmaceutica più alta. Nell’ambito dei farmaci di classe A-SSN (ovvero i cosiddetti mutuabili), la nostra Regione ha fatto registrare una spesa pro capite di 213,1 euro, a fronte di una media nazionale di 174,4 euro. Praticamente oltre il 22% in più. Peggio ha fatto solo la Campania con una somma di 217,6 euro per ciascun cittadino. Al terzo gradino di questo “podio al contrario” si è invece piazzata la Calabria con 204,5 euro. Nulla a che vedere con le zone d’Italia più virtuose, ovvero la provincia autonoma di Bolzano, l’Emilia Romagna e la Toscana, che hanno mostrato una spesa pro capite pari rispettivamente a 128,7 euro, 132,2 euro e 141,6 euro.
I farmaci «canaglia»
Tra i numerosi medicinali che hanno contribuito notevolmente all’impennata dei costi, ve ne sono alcuni che hanno pesato più di altri. Che si sono meritati l’appellativo di “canaglia”. Sul banco degli imputati sono finiti soprattutto gli inibitori della pompa protonica (i cosiddetti gastroprotettori), i farmaci ipolipemizzanti statine ed ezetimibe, gli antibiotici, i farmaci per il trattamento delle patologie respiratorie (dalle molecole per l’aerosol nei bambini a quelle per l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva), quelli per il trattamento dell’iperuricemia e i “fans”, ovvero gli antinfiammatori non steroidei.
Il nodo si chiama «appropriatezza prescrittiva»
Ovvero la corretta corrispondenza fra la patologia del paziente e la prescrizione medica. Per ricondurre la spesa farmaceutica al di sotto dei tetti di spesa previsti dalla normativa nazionale, dall’inizio del 2017 la Regione ha emanato una serie di delibere per indirizzare i medici di famiglia al rispetto delle raccomandazioni Aifa e all’utilizzo dei generici, ipotizzando anche sanzioni per chi avrebbe continuato a prescrivere farmaci più costosi senza un reale bisogno. Oltre a questi richiami, dal 2016 attraverso il sistema informativo “Edotto” (la piattaforma regionale utilizzata da dottori e farmacisti) è possibile monitorare tutte le prescrizioni effettuate dai medici, con la possibilità di verificare per ogni paziente l’effettiva corrispondenza tra patologie e ricette, soprattutto nel caso di principi attivi ad alto costo e a maggior incidenza sulla spesa farmaceutica regionale.
E per i medici scatta «l’allarme»
La guardia, quindi, è alta. A tal punto che da pochi giorni la Regione ha implementato un nuovo servizio nel sistema informatico Sist. Nel caso di prescrizioni inappropriate rispetto – per adesso – solo a cardio aspirina, anti infiammatori non steroidei e farmaci per l’iper uricemia cronica, il sistema invia un messaggio direttamente al medico: «In base ai controlli sulla terapia farmacologica effettuata dal paziente la prescrizione sembrerebbe non rispettare i vincoli della nota Aifa. Il sistema segnalerà la potenziale inappropriatezza agli uffici aziendali e distrettuali per le verifiche che, se confermate, comporteranno l’applicazione di sanzioni al prescrittore». Se, dopo gli opportuni controlli, la inappropriatezza della prescrizione dovesse essere confermata, i medici potrebbero subire detrazioni dallo stipendio o segnalazioni alla Corte dei conti.
Le altre misure
Secondo la Regione Puglia, ai risparmi derivanti dagli interventi messi a punto per incrementare l’appropriatezza prescrittiva di alcuni farmaci, si aggiungeranno circa 5 milioni e 700mila euro all’anno rivenienti dalla sottoscrizione di un accordo triennale tra la Regione e le associazioni di categoria delle farmacie pubbliche e private convenzionate (Federfarma e Assofarm), per la distribuzione di farmaci “Pht”, sigla che racchiude circa 500 specialità medicinali del prontuario della continuità assistenziale ospedale/territorio. Sempre nell’ottica del contenimento della spesa farmaceutica, è notizia recente il via libera della giunta regionale al nuovo regolamento secondo il quale specialisti ospedalieri e ambulatoriali potranno prescrivere i farmaci sulla ricetta rossa o sulla dematerializzata, evitando così ulteriori passaggi dei pazienti negli studi dei medici di base.
«Ma il vero problema è la “distribuzione diretta” ancora troppo scarsa»
Di sicuro le iper-prescrizioni vanno eliminate, ma il vero problema dell’eccessiva spesa farmaceutica sembra stare nella “distribuzione diretta dei farmaci” quasi inattuata, nonostante sia obbligatoria già da sei mesi. Con una nota del febbraio 2017, il Dipartimento Promozione della Salute, del benessere sociale e dello Sport della Regione Puglia, ha dato attuazione alla normativa regionale di settore ribadendo che «entro il termine del 20 febbraio 2017 tutti i farmacisti in servizio presso le strutture ospedaliere e territoriali devono erogare i farmaci prescritti attraverso le funzionalità di erogazione previste». In pratica le farmacie ospedaliere dovrebbero fornire i medicinali direttamente agli utenti dopo le dimissioni dalla struttura sanitaria, dopo una visita specialistica ambulatoriale e ai pazienti in assistenza domiciliare.
«Se questa norma venisse pienamente attuata, risparmieremmo qualcosa come 80 milioni di euro all’anno e arriveremmo quasi ad allineare la spesa farmaceutica pugliese a quella nazionale» afferma Filippo Anelli, presidente dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della Provincia di Bari e segretario regionale del sindacato Fimmg. Il perché è presto detto. «Acquistando in grandi quantità i medicinali da distribuire agli ospedali, la Regione li pagherebbe molto meno rispetto a quanto paga un cittadino in farmacia. Le altre regioni italiane sono più virtuose proprio perché effettuano già regolarmente la distribuzione diretta dei farmaci. Se per ridurre la spesa farmaceutica si continuerà solo a perseguire solo la strada della limitazione delle prescrizioni – ammonisce Anelli – si arriverà a praticamente a costringere i medici a non curare più i pazienti».
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