La differenza la fanno gli eccipienti che danno un gusto di fragola o cioccolato e la pressione degli informatori.
Su 381 farmaci prescritti ne basterebbero 20: in estrema sintesi questi sono i risultati di una ricerca condotta presso l’Istituto Mario Negri di Milano e ora in pubblicazione su Acta Pediatrcica, in cui si sono analizzate le prescrizione di 64 pediatri lombardi nel corso di due mesi. Antonio Clavenna, uno degli autori, spiega che «si tratta dell’aggiornamento di uno studio precedente; stavolta abbiamo incluso tutte le prescrizioni, anche quelle dei prodotti in classe C e dei farmaci da banco, con l’obiettivo di capire quanti dei prodotti che vengono prescritti ai bambini hanno una sorta di condivisione tra i pediatri». Il risultato è che nelle ricette sono finiti 381 principi attivi, ma sono solo 38 quelli prescritti da almeno la metà dei pediatri. «Il 90% dei farmaci» riassume Clavenna «è prescritto da un numero limitato di professionisti, per cui non è condiviso dalla maggior parte dei pediatri che pure vivono in un territorio omogeneo. Addirittura, di questi 38 molti appartengono alla stessa classe e che con 20 farmaci si potrebbero coprire tutti i bisogni terapeutici più frequenti dei bambini». Il farmacologo attribuisce la situazione al marketing delle aziende: «ci sono numerosi farmaci con meccanismo d’azione simile in cui la differenza la fanno gli eccipienti che danno un gusto di fragola o cioccolato e la pressione degli informatori. Ma questo ha un impatto sui costi; stime fatte in uno studio precedente indicano che limitandoci a cefalosporine e cortisonici e scegliendo i meno costosi tra i farmaci prescritti, si avrebbe una riduzione di quasi il 10% della spesa farmaceutica». Spesso gli ultimi farmaci immessi sul mercato sono i più gettonati ma, ammonisce il presidente della Società italiana di pediatria (Sip) Giovanni Corsello, «se non è strettamente necessario prescrivere farmaci nuovi è sempre bene preferire i più collaudati nel tempo». Clavenna si dice d’accordo: «si avverte l’esigenza di una sorta di prontuario essenziale, basato sull’evidenza, per i bambini italiani, in modo da ridurre la pletora di farmaci che vengono prescritti e razionalizzarne l’utilizzo».
Renato Torlaschi
Set. 1, 2014 – Farmacista33