La difficoltà di deglutizione è infatti un problema che è stato recentemente riconosciuto dalla Fda americana, che ha suggerito ai produttori di controllare le caratteristiche fisiche di compresse e capsule e di intervenire in caso di eventuali problemi. I consumatori che hanno difficoltà a deglutire le compresse citano uno o più ostacoli: le grandi dimensioni delle compresse; pillole che rimangono bloccate in gola; gusto oppure odore sgradevoli dei farmaci. Fra le altre questioni sollevate, la necessità di bere molta acqua per far scorrere le pillole, sensazioni sgradevoli nella gola, i conati che spesso giungono di riflesso, il fatto che spesso le compresse si ‘girano’ quando essere state ingerite, e problemi di rugosità o viscosità. Una piccola percentuale di intervistati ha dichiarato di avere difficoltà di respirazione e ansia da soffocamento dopo l’assunzione di compresse.
L’indagine – rileva ‘EyeforPharma’ – ha mostrato che il 33% delle persone ha l’abitudine di rompere le compresse prima di deglutirle, mentre un altro 17% le schiaccia e poi le scioglie in acqua. Si tratta di una percentuale molto elevata di persone che, in questo modo, potrebbero rendere i loro farmaci significativamente meno efficaci.
Le aziende stanno comunque muovendosi per migliorare questo aspetto. Progressi tecnologici interessanti nel campo dell’appetibilità dei medicinali sono rappresentati da quelli stampati in 3D: si tratta di compresse a strati, che permettono anche di inserire dosi più elevate in una formato più piccolo, che si scioglie in bocca molto rapidamente.
Attenzione però a produrre farmaci troppo ‘appetibili’: secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie americani, più di 60.000 bambini vengono ricoverati ogni anno per aver assunto farmaci dal colore o dal sapore ingannevole: le misure per rendere i medicinali più appetibili potrebbero richiedere una maggiore attenzione nella conservazione delle medicine nelle famiglie con bambini piccoli.