Bitter pill in the Cavazza accounts

 

Si riducono le perdite e i debiti verso banche di quasi 100 milioni, ma resta ancora molto critica la situazione di Sigma Tau Finanziaria, la holding con la quale la famiglia Cavazza controlla l’omonimo gruppo farmaceutico, che a inizio anno ha avviato la cassa integrazione nello stabilimento di Pomezia. Pochi giorni fa, infatti, l’assemblea della capogruppo presieduta da Mario Artali ha deciso di utilizzare parzialmente il versamento soci in conto capitale per ripianare la perdita di 15,7 milioni segnata nel bilancio civilistico del 2012, di poco migliore dei 26 milioni di passivo del precedente esercizio.

A livello consolidato il gruppo dei Cavazza è andato meglio perché i ricavi anno su anno sono saliti da 662,7 a 688,5 milioni con un margine operativo lordo progredito da 106,4 a 156,7 milioni e un utile netto più che raddoppiato da 21,1 a 48,4 milioni. Va aggiunto, però, che il risultato di gruppo beneficia della plusvalenza di quasi 18 milioni per la vendita della quota nella SciClone Pharma, quotata al Nasdaq.

L’aumento dei ricavi è dovuto all’incremento del 35% del fatturato delle vendite relative al business delle malattie rare, che ha controbilanciato il calo dei 4% del business farmaceutico in Italia e dell’8% all’estero. Così il fatturato realizzato nel nostro Paese è sceso anno su anno dai 66% al 61%; mentre a livello di settori calano l’area cardiovascolare (-3%)e quella del sistema nervoso (-1%); mentre aumenta del 41% quella oncoimmunologica. Il totale dell’attivo nel bilancio ordinario è di 670 milioni (685 nel 2011) di cui il grosso è rappresentato dal valore immutato delle controllate, pari a 534,8 milioni, ove spiccano in Italia Sigma-Tau Industrie Farmaceutiche Riunite (112,3 milioni) e all’estero Defiante Farmaceutica (105,3 milioni), Sigma-Tau Rare Diseases (130,4 milioni) e Sigma-Tau International (146,6 milioni).

A fonte di un patrimonio netto sceso da 202,6 a 186,8 milioni, i debiti verso banche sono diminuiti da 233 a 134,2 milioni per il rimborso di 30 milioni di un finanziamento Unicredit e di due tranche in ammortamento per 25 milioni del finanziamento di 115 milioni, con scadenza nel 2015, erogato da Intesa Sanpaolo, che peraltro è azionista al 5% della holding dei Cavazza.

Il conto economico della spa è ancora appesantito da accantonamenti per 8 milioni (erano 12,3 milioni nel 2011) a fronte di passività potenziali nelle controllate estere.

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