Nel ’94 approfittando della imminente, profonda revisione del PT, che prevede l’esclusione di molti farmaci dalla mutuabilità, si consuma il primo grande licenziamento di massa degli ISF. A quei tempi, effettivamente, il Sindacato viene colto di sorpresa ed ha cercato di gestire al meglio la situazione. Da li in poi non ha più giustificazioni perché i segnali della deriva commerciale a cui tendeva Farmindustria diventano sempre più palesi costringendo il Sindacato ad una supina rincorsa dell’agenda dettata dalla associazione industriale. La rincorsa, giustificata di volta in volta con la necessità di tutelare il posto di lavoro o di non opporsi alle assunzioni (importante quanto la tutela del posto di lavoro) quando erano palesemente eccessive e non giustificabili dalle necessità di copertura dei territori, nascondeva l’incapacità e il disinteresse, nelle cui pieghe si è inserita Farmindustria, del Sindacato a monitorare nel tempo la corrispondenza delle buone intenzioni che l’Associazione Industriale dichiarava al solo scopo di ottenere quanto gli interessava. Il nostro numero in quegli anni era attestato, credo, intorno alle 20-22.000 unità, dopo la mobilità siamo rimasti in 14-15.000
Come avviene per lo tsunami, prima di ghermire, il mare si ritira per prendere forza creando vortici di vento che stordiscono rendendo la preda più facilmente aggredibile.
In quegli anni stava prendendo forma una nuova filosofia di mercato, di li a poco si imporrà la teoria dello SHARE OF VOICE, rendendo indispensabile il ricambio e lo smisurato aumento (fino ad arrivare a 32.000 unità) della carne da mandare al fronte, giovani (sicuramente ben remunerati e ben disposti a ricevere premi per obbiettivo) che non si facessero troppe domande, capaci di svolgere senza troppe remore attività in contrasto con la legge (ordini in farmacia soprattutto), individualisti, soprattutto capaci di non vergognarsi a ripetere in continuazione lo stesso messaggio che secondo la nuova teoria sarebbe stato amplificato, rendendolo credibile, dalle voci dei 4-5 o 6 ISF speculari. Allo stesso tempo si preparavano a costruire quelle scatole (ormai scomparse insieme a tutti i lavoratori), utili ad aggirare l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, nelle quali, al momento opportuno, avrebbero scaricato l’eccedenza di carne con scadenza a tre anni. Anche in questi casi il sindacato è intervenuto per cercare di tutelare i posti di lavoro, con la conseguenza che: i posti di lavoro si sono persi tutti, molti colleghi aspettano ancora la liquidazione del TFR, chi si è improvvisato imprenditore creando una scatola-azienda versando 12.000,00 € di capitale sociale si è arricchito e qualcuno ha anche commesso più di una truffa. La necessità di gonfiare a dismisura il numero degli ISF, che andrà avanti dalla seconda metà degli anni ’90 fino al 2006 è dettata dalla frenesia di aggredire le casse del SSN e dalla consapevolezza, che stranamente sfugge al Sindacato, che di li a poco sarebbero stati immessi sul mercato farmaci suscettibili di diventare, con il fondamentale aiuto dello SHARE OF VOICE, blockbaster (ANTIPERTENSIVI di nuova generazione, ANTICOLESTEROLEMICI, ANTIULCERA, FARMACI PER LA DISFUNZIONE ERETTILE) che da li a 10-15 anni sarebbero stati messi a rischio non tanto dalla scadenza del brevetto, che è sempre esistito, quanto dal mercato dei GENERICI che cominciava a prepararsi dagli anni ’90 e soprattutto dalle contromisure che il SSN, l’AIFA, le Regioni, lo stesso Governo cominciavano lentamente a prendere per contenere la spesa farmaceutica, contromisure che il Sindacato mostra di ignorare accettando profili per gli ISF che vanno in direzione ostinatamente contraria.
Arriviamo alla fondamentale data del 2006 che rappresenta il secondo crinale che dà inizio alla mattanza degli ISF (da qui al 2013 ci saranno importanti scadenze di brevetto). È stato appena rinnovato il CCNL CHIMICI dove per la prima volta si introducono i patti in deroga e contiene una prima chiara virata commerciale nel profilo dell’ISF che viene collocato nell’area commerciale del contratto, queste due new entry non serviranno subito ma l’importante è averle messe per poterle perfezionare con i contratti successivi, infatti con il rinnovo del 2012 si opera un profondo perfezionamento rendendoli maggiormente fruibili (dal 2006 in poi ogni rinnovo contrattuale con il consenso, poco importa se ignorante o interessato, dei sindacati aggiunge un mattone di commercio al profilo dell’ISF), nel luglio di quell’anno, subito dopo la divulgazione della legge sull’Informazione Scientifica deliberata in giugno [Legislative Decree 219/06], Sergio Dompè, da poco Presidente di Farmindustria, dichiara l’eccessiva ridondanza del numero degli ISF e la necessità di ridurlo di almeno 10.000 unità entro il 2010, offrendo in cambio assunzioni in R&S (grazie al grande sforzo del sindacato per tutelare il posto di lavoro degli ISF la realtà sarà drammaticamente peggiore delle dichiarazioni, inoltre non solo non si è vista traccia di assunzioni in R&S ma ci sono stati molti licenziamenti anche in quel settore vedi Glaxo, Sigma tau, Polifarma etc.). A settembre, in risposta alla Legge 219/06 e alla istituenda Regolamentazione dell’Informazione Scientifica del Farmaco, Farmindustria sponsorizza il congresso, organizzato da About Pharma il 20 settembre 2006 a Milano “COME CAMBIA L’INFORMAZIONE SCIENTIFICA DOPO IL TESTO UNICO E IL REGOLAMENTO REGIONALE” (allegato, particolarmente interessante la relazione di Drei) che disegnerà il futuro scenario del mercato farmaceutico e il cambiamento da imporre alla Informazione scientifica nei successivi 10 anni. Il Sindacato dormiva o forse troppo preso a studiare la trasformazione in senso commerciale dell’ISF, per poterlo meglio tutelare, non si rendeva conto che in quel congresso c’era la dichiarazione di tutto quello che avrebbero fatto per stravolgere il mercato e licenziare quella enorme massa di carne, primo fra tutti la scomparsa o la drastica riduzione della primary care. Signori, è sufficiente ascoltare le dichiarazioni della controparte per sapere come arginare il loro potenziale devastante.
Il Sindacato è sciocco oppure è innamorato di sé stesso
È diventata una struttura ipertrofica, se si entra in una qualsiasi sua sede si inciampa di continuo in qualche segretario. Per mantenersi deve spendere una ingente quantità di denaro, ogni segretario, funzionario, dipendente, per mantenere la sua poltrona deve difendersi dalle insidie del suo collega, non resta più tempo né denaro per seguire e tutelare gli interessi dei lavoratori. Verrà un giorno in cui i lavoratori si porranno una semplice domanda:
il Sindacato mi serve o posso farne a meno?
Antonio Giammei
delegato UILTEC RSU ISF ACRAF
25.03.2013
How scientific information changes.09.20.2006
The union loneliness of the isf
the informant 3 (vedi pag. 10)