Cari colleghi, il vecchio detto che il tempo è un gran galantuomo non fallisce mai. Motivo di questa mia affermazione riguarda la pubblicazione sull’autorevole Sole 24 ore Sanità del 13 Dicembre 2011 di un articolo a firma di Sara Todaro il cui titolo è tutto un programma. “Archivi medici, troppe lacune”.
Da questo interessante articolo si apprende perciò quanto profeticamente già detto in un mio precedente intervento del 16 Febbraio 2011. Cioè che dagli archivi medici gestiti dalle aziende farmaceutiche si evince che:
“ Chi da anni infatti svolge la propria attività di informatore scientifico potrà confermare con i fatti, quello che da anni si sà. Il numero di visite annuali per medico fissate dalle varie normative sulla informazione scientifica approvate in più regioni italiane e dalla conferenza stato-regioni non è stato mai rispettato “.
“ Ora senza volerci dilungare eccessivamente su quanto riportato nell’articolo e convinti della buona fede di tutti fino a prova contraria, ho comunque dei seri dubbi sulla reale efficacia di tale sistema e sulla veridicità dei numeri di visite dichiarate.
La giornalista con una sensibilità estrema ci indica poi nel suo articolo che il 15 % dei medici schedati risulta essere inserito almeno due volte in questi archivi, esponendo l’azienda ad un potenziale esubero del tetto massimo di visite annuali imposto dalle leggi e di regolamenti aziendali. Il dato è estremamente interessante anche perché riguarda solo il 10 % di archivi controllati. E quindi tale discrasie se allargate su di un panel maggiore porterebbero a dati a dir poco allucinanti.
Il tutto si conclude con una frase infelice. “Il dato è non di poco conto visto che anche un recente studio dell’Aifa ha dimostrato il rapporto diretto esistente fra spesa farmaceutica regionale (classe A) e numero di visite totale per regione degli Isf, tale da far scrivere agli autori che «si può affermare, con ragionevole sicurezza che l’Isf rappresenta ancora nel nostro Paese un elemento molto importante nel "condizionare" la spesa farmaceutica».”
E’ veramente stucchevole voler far ricadere sull’isf una colpa che non ha. Infatti sembra da questa affermazione che sia l’isf in maniera autonoma (cosa non vera) a voler condizionare per motivi oscuri (ma in realtà ben conosciuti dai marketing aziendali) la spesa farmaceutica per propri soli ed egoistici tornaconti o non per le spinte commerciali e di fatturato delle aziende farmaceutiche.
Debbo purtroppo constatare che molto spesso una certa stampa specializzata tende forse in buona fede a vedere alcuni aspetti dimenticandone altri ben più visibili quando si vuol confondere l&rsq