Il Senato ha approvato ieri [N.d.R.: 15 novembre 2012], con alcuni emendamenti, il disegno di legge 3270 che regolamenta tutte quelle attività professionali non organizzate in Ordini, Albi o Collegi. Ora il testo dovrà tornare alla Camera in terza lettura e potrebbe essere approvato in tempi brevi. Il condizionale è d’obbligo, sono dieci anni che i professionisti associativi, che sono oltre 3 milioni, aspettano una norma che li regolamenti. Il testo è passato con 191 sì, nove no e 45 astenuti. Il punto su cui si è molto discusso, e che è stato approvato con soli tre voti di differenza, è la modifica del comma 3 dell’articolo 1, aggiunto dalla commissione Industria, commercio e turismo che prevedeva che in ogni documento e rapporto scritto con il cliente andava indicato «professione non regolamentata in Ordini o Collegi». Questa parte è stata modificata, il riferimento andrà fatto «agli estremi della presente legge». Una modifica importante secondo Arvedo Marinelli dell’Ancot, l’Associazione nazionale consulenti tributari, che sottolinea come, in base al nuovo testo: «si dovrà dire chi siamo e non chi non siamo». Un altro importante successo, secondo Giuseppe Lupoi, presidente del Colap – Coordinamento libere Associazioni professionali – è il fatto che siamo riconosciuti come professionisti. «È stata portata avanti una battaglia, persa, per definirci prestatori di opera intellettuale quando lo stesso Codice civile non vincola l’attività professionale solo a chi è iscritto a un Albo».
Un’altra modifica riguarda l’esclusione delle professioni sanitarie, scelta che non ha sollevato particolari proteste, perché di fatto sono già regolamentate da leggi o decreti. «Il testo uscito dal Senato – spiega Giorgio Berloffa, presidente di Cna professioni – è fortemente rivolto alla tutela dei consumatori, non si parla infatti del riconoscimento della professione, ma della qualificazione di chi svolge l’attività. È anche molto attento ai giovani – sottolinea Berloffa – non impone infatti l’iscrizione all’associazione di riferimento, cui viene affidato il compito di curare la formazione, scrivere un codice deontologico, istituire lo sportello del consumatore e vigilare sul comportamento dei propri iscritti».
Va detto che nell’ultimo anno molte associazioni si sono rivolte all’Uni, l’Ente nazionale italiano di unificazione, per avere una regolamentazione super partes. Ora il Ddl approvato ieri consente a chi svolge una professione non ordinistica, come l’amministratore di condominio, l’osteopata, il grafologo, l’operatore stragiudiziale solo per citarne alcune, di decidere come svolgere la propria attività: iscrivendosi all’associazione di riferimento, applicando le norme Uni, chiedendo una certificazione, oppure senza nulla di tutto ciò. «Questo Ddl – dice Piero Torretta, direttore dell’Uni – risponde alle esigenze di un vasto numero di professionisti e di utenti, ed è al tempo stesso il riconoscimento per l’Uni del ruolo di qualificatore delle competenze e delle caratteristiche del servizio professionale, con tutti i requisiti che questo servizio deve avere per garantire un livello minimo di qualità».