Pavia, lunedì le parti avrebbero già firmato un accordo preliminare. Fra i prodotti principali del colosso nato in Veneto nel 1906 e poi diventato multinazionale a Bresso c’è il Fluimucil
di Manuela Marziani – 07/08/14 – QN THE DAY Pavia
Pavia, 7 agosto 2014 – Il compratore top secret che stava trattando l’acquisto della Merck ora ha un nome. Sarà la Zambon Spa a rilevare lo stabilimento di via Emilia che ospita l’azienda farmaceutica, salvando l’unità produttiva. Dopo una lunga trattativa durata sei mesi, lunedì sarebbe stato firmato un preliminare d’accordo tra la multinazionale che ha ora ha sede a Bresso e l’azienda americana che aveva deciso di chiudere il polo pavese entro il 2014 e di lasciare l’Italia.
L’intesa dovrebbe essere perfezionata in novembre, dopo aver discusso anche il passaggio del personale. Le parti dovrebbero incontrarsi entro la fine del mese per cominciare a definire i dettagli dell’accordo, che con ogni probabilità verrà ufficializzato dopo l’estate. Il logo “Merck Sharp and Dohme” che da oltre 50 anni si trova in cima all’azienda di via Emilia 61, sarà quindi sostituito con il nome di uno storico gruppo impegnato nel mondo farmaceutico dal 1906.
Fu Gaetano Zambon, fresco di laurea in farmacia, a rilevare a Vicenza un magazzino all’ingrosso di droghe e prodotti di base per farmacie e partire con una piccola produzione artigianale dai liquori agli insetticidi. Fu il “la” per un’attività che nel dopoguerra si spostò a Bresso allargandosi all’Europa e anche Oltreoceano coninsediamenti in Brasile. In tutto il mondo viene distribuito il prodotto principale della Zambon, il Fluimucil. Un farmaco leader, come la Merck era leader nella produzione dell’antidiabetico Januvia. Fino a tre anni fa, lo stabilimento aveva il monopolio mondiale di questo farmaco la cui produzione poi era stata trasferita nell’azienda britannica di Cramlington. Anche dallo stabilimento di via Emilia partivano compresse che andavano nel mondo. Ne venivano prodotte circa 2,3 miliardi all’anno. Il 70% di queste era destinato all’esportazione, riposto in 66 milioni di confezioni. Per realizzarle, tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, era stato necessario un ampliamento dell’azienda con la costruzione di un nuovo capannone. E investimenti sono stati effettuati fino a pochi anni fa, per un totale di 150 milioni di dollari. Poi è arrivato l’annuncio della chiusura entro la fine del 2014. I vertici aziendali lo hanno comunicato nel giugno dell’anno scorso, mettendo a rischio 270 dipendenti, un centinaio dei quali sono operai addetti alla produzione.
Per salvare l’occupazione e il polo produttivo che ogni mese portava a Pavia un milione di euro, le istituzioni hanno fatto fronte comune chiedendo alla Merck, che non voleva saperne di restare in Italia, di trovare un compratore per lo stabilimento pavese. Diverse inizialmente le aziende che inizialmente avevano mostrato interesse. Tra tutte ne è rimasta solo una, la Zambon, che contribuirà a salvare l’occupazione. Infatti, 270 lavoratori ai quali se ne aggiunge una cinquantina dell’indotto rappresentano una mole per Pavia. Nel corso dei mesi, i dipendenti sono già scesi a 220. Per una parte di loro a giugno doveva partire la cassa integrazione. Vista la trattativa avviata con un’azienda che doveva rilevare lo stabilimento, però, l’avvio degli ammortizzatori era stato rimandato a settembre. E tra settembre e ottobre si discuterà il loro futuro lavorativo.
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